Il vaccino anti Covid funziona, e protegge anche le persone con malattie autoimmuni. È il risultato di uno studio di Aou e Università di Cagliari, che non rileva alcuna differenza di efficacia tra soggetti sani e persone con malattie infiammatorie immunomediate in terapia.

Un risultato ancor più importante a quasi due anni dall'inizio della pandemia, con molti pazienti che hanno ancora dubbi sulle possibili conseguenze della vaccinazione anti-Covid 19.

L'approfondimento, pubblicato sulla prestigiosa rivista Clinical and Experimental Medicine, è frutto del lavoro di diversi medici e ricercatori, in particolare Luchino Chessa, Davide Firinu, Stefano Del Giacco e Marcello Campagna (Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica), Andrea Perra (Scienze Biomediche), Roberto Littera, medico immunogenetista di Genetica Medica del Binaghi e Ferdinando Coghe, direttore sanitario e direttore del Laboratorio Analisi Chimico Cliniche e Microbiologia dell'AOU di Cagliari.

"I soggetti immunodepressi - spiega Chessa - sono considerati fragili per il maggior rischio di infezione e per le possibili gravi complicanze. Per questo sono stati inseriti come categoria prioritaria nel calendario vaccinale nazionale anti-Covid 19".

L'obiettivo degli studiosi cagliaritani era di capire se effettivamente il vaccino fosse efficace anche in questa fascia di popolazione. E a un mese dal completamento del ciclo vaccinale con due dosi, il 100% dei soggetti sani ed il 94% dei soggetti con malattie infiammatorie immunomediate ha mostrato una risposta anticorpale con una peculiarità: proprio questi ultimi hanno evidenziato un titolo anticorpale significativamente ridotto rispetto ai controlli, sia nel giorno del richiamo che un mese dopo, mentre non sono apparse differenze cinque mesi dopo.

"La conclusione di questo studio di 'real-life' - spiega ancora Chessa - evidenzia che non ci sono differenze sostanziali di efficacia tra soggetti sani e persone con malattie infiammatorie immunomediate in terapia per quanto riguarda la risposta al vaccino a mRNA anti-Covid-19, mentre rimane il problema dei pazienti che sono in terapia con farmaci che deprimono la risposta B-cellulare, ma la cui vaccinazione è in ogni caso consigliata". 

(Unioneonline/v.l.)

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