«Gli aeroporti sardi, vere porte d’ingresso verso l’Isola, pensati e realizzati tutti in ambito costiero, sono terminali di un sistema di trasporti interno devastato e, di fatto, inesistente». Sull’argomento da giorni al centro del dibattito politico, quello dell’amministrazione unitaria degli scali isolani, torna a puntare il dito Francesca Ghirra (deputata dei Progressisti) che, in una nota siglata insieme a Francesco Agus (capogruppo Progressisti in Consiglio regionale), parla delle ampie criticità che si registrano a livello di trasporti.

«La Sardegna è attraversata da una rete viaria nazionale fatiscente – scrivono -, si pensi alla 131, permanentemente interrotta e deviata per la presenza di lavori di adeguamento interminabili, che la condannano a essere una arteria ad alto rischio di incidenti e a bassa velocità di percorrenza. La Sassari-Olbia (SS 729), da decenni in fase di realizzazione, classificata come strada extraurbana principale – qualora sia completata sarà percorribile alla velocità massima di 110 km/h. Tutti gli interventi programmati sono fermi, nonostante opere per oltre un miliardo di euro siano sotto il commissariamento del presidente Solinas, che tutto fa fuorché occuparsi degli interessi dei sardi. Il sistema viario provinciale è abbandonato, privo di sistematici interventi di manutenzione (le Province sono state mortificate da pseudo riforme e private degli strumenti e delle risorse necessarie) per lunghissimi tratti percorribili a 30 km orari perché le strade sono completamente sconnesse e insicure. Ferrovie inadeguate, per frequenze e velocità, inesistenti nelle zone interne, che hanno cancellato dalla geografia dei collegamenti Nuoro e le popolazioni dell’intera provincia».

Ghirra e Agus sottolineano inoltre il problema dei collegamenti aerei e marittimi, questione che senza un’organizzazione «moderna ed efficiente del sistema interno dei trasporti» continuerà nel solco della «discriminazione intollerabile di intere comunità, di coloro che vivono nelle aree interne dell’Isola o lontano dagli scali, e tanti sardi saranno ancora illegittimamente privati del diritto alla libera circolazione delle persone e delle merci in ambito europeo, riconosciuto dalla Costituzione e dai trattati UE».

In conclusione, risulta «difficile pensare che l’amministrazione unitaria delle società di gestione, per quanto possa migliorare i livelli di efficienza delle stesse, sia in grado, fuori da una politica pubblica complessiva che affronti con l’ottica dei diritti della comunità sarda, di garantire sviluppo, potenziamento e organizzazione dell’intero sistema dei trasporti in Sardegna. La Regione ha il dovere di pretendere la verifica indipendente sui valori delle azioni, un balzo sull'efficienza dei servizi, un ruolo attivo sulla gestione trasparente e garanzie di accesso sostenibile ai servizi per persone e imprese».

(Unioneonline/s.s.)

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