Salvini: "Mattarella come don Abbondio. Ma non finisce qui"
"Il Pd bocciato dagli italiani torna al governo grazie a Mattarella? Questa non è democrazia, non è rispetto del voto popolare. Questo è solo il colpo di coda dei poteri forti che vogliono l'Italia schiava, impaurita e precaria", così Matteo Salvini commenta l'incarico a Carlo Cottarelli per la formazione del governo dopo il fallimento del progetto giallo-verde.
"Le prossime elezioni - continua il leader del Carroccio - saranno un plebiscito, popolo e vita vera contro vecchie caste e signori dello spread".
Salvini è su tutte le furie - anzi, "incazzato nero" per dirla con le sue parole - per il veto del Quirinale a Paolo Savona: "Ho letto e riletto la Costituzione e non c'è nessun articolo che proibisca di cambiare le regole Ue. Il problema non è che il Capo dello Stato ha detto di no a un nome, ma ha detto no a un'idea".
Gli attacchi a Mattarella sono pesanti: "Come don Abbondio, ha detto che questo governo non s'ha da fare: oggi poteva esserci un governo al lavoro, ma non c'è per scelta di un presidente della Repubblica che ha fatto l'arbitro ma parteggiava per una squadra". Tuttavia, a differenza di Di Maio Salvini non pensa per ora alla messa in stato d'accusa del Capo dello Stato
IL NODO SAVONA - Il leader leghista spiega così il no a Giorgetti, il numero due del Carroccio che Mattarella voleva mandare a via XX Settembre al posto dell'economista cagliaritano: "Savona era il migliore: non leghista, non grillino, e ci avrebbe garantito grandi risultati in Europa. Nessun altro avrebbe avuto il suo successo. Giorgetti nella Ue non avrebbe avuto lo stesso peso, lo sa lui e lo so io. Savona sarebbe stato un perno attorno a cui costruire il governo".
L'intenzione, ha spiegato questa mattina a Radio Capital Salvini, non era quella di uscire dall'euro: "Non era nei nostri programmi né in quelli di Savona. C'era solo la revisione del sistema bancario e delle tasse".
Il leader del Carroccio ora è pronto a passare all'incasso alle prossime elezioni, che era probabilmente il suo reale obiettivo anche prima dello strappo di ieri, che non si può ascrivere al solo Mattarella. E lancia la battaglia campale, quello che sarà il refrain della campagna elettorale dei prossimi mesi: "Popolo e vita vera contro vecchie caste e Signori dello Spread".
CON DI MAIO O BERLUSCONI? - Il vero giallo è uno: con chi andrà il Carroccio alle prossime elezioni? "Il programma di governo resta valido", fa sapere Salvini riferendosi al contratto realizzato nelle ultime settimane con i pentastellati. E mette subito sull'attenti Forza Italia: "Se votano la fiducia a Cottarelli l'alleanza è finita". Dall'entourage del Cav fanno sapere la fiducia al presidente incaricato non la voteranno. E Brunetta chiede senza mezzi termini all'alleato: "Non è tempo di porre aut aut su Cottarelli, al leader della Lega tocca rispondere ad un quesito elementare: intende prepararsi alle assai prossime elezioni facendosi carico con Forza Italia e Fratelli d'Italia del programma in dieci punti elaborato insieme, o vuole trasformare in manifesto elettorale il contratto elaborato coi 5 Stelle presentandosi con loro favanti agli italiani? Non c'è più tempo, si decida".
Un aut aut a cui difficilmente il leader del Carroccio, che vuole tenersi le mani libere, risponderà subito.
E se Berlusconi conferma che non voterà la fiducia a Cottarelli e fa sapere che non vede altro futuro se non quello di un centrodestra unito alle prossime elezioni, Salvini prende tempo: "Ci penserò".
(Unioneonline/L)
IL DISCORSO DI COTTARELLI: