Superflop del Movimento 5 Stelle alle elezioni regionali.

In Emilia-Romagna il candidato espresso dai pentastellati, Simone Benini, ha infatti raccolto solo il 3,48% dei consensi, mentre in Calabria Francesco Aiello non è andato oltre il 7,35%.

Anche i voti per la lista sono nettamente calati rispetto alle ultime tornate elettorali, soprattutto in Calabria, dove è stato mancato il quorum dell'8% necessario ad avere rappresentanti in consiglio regionale, nonostante i pentastellati partissero dal 43,37% delle politiche del 2018 e dal 26,69% delle ultime europee.

CONTE E CRIMI - Un risultato ampiamente deludente, insomma. Ma sia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che il capo politico reggente, dopo le dimissioni di Luigi Di Maio, Vito Crimi provano a gettare acqua sul fuoco.

Per il presidente del Consiglio il Movimento ha pagato, tra l'altro, proprio l'incertezza generata dal cambio di leadership, mentre Crimi giustifica così la debacle: "Il voto delle regionali ha sempre visto il Movimento raccogliere risultati inferiori rispetto alle tornate nazionali, ma va riconosciuto che in Calabria ed Emilia-Romagna i risultati sono stati inferiori alle aspettative". "Questo però - aggiunge Crimi - non ci induce ad arrenderci: semmai è vero il contrario. Abbiamo già avviato il lavoro di organizzazione che ci consentirà un maggiore coordinamento".

"Ora - conclude il capo politico ad interim - non resta che continuare a lavorare pancia a terra con il governo che, dopo queste elezioni, deve proseguire nel suo percorso".

RAGGI E APPENDINO - Ma, ovviamente, non mancano le critiche, più o meno velate. "Il Movimento 5 Stelle deve fare una riflessione. Vedremo cosa accadrà agli Stati Generali", ha dichiarato il sindaco di Roma, Virginia Raggi.

Più diretta Chiara Appendino, sindaco di Torino, secondo cui il flop alle regionali "è un po' il risultato di un movimento che non ha più fiducia in sé stesso". Ma - ha aggiunto - "è da lì che dobbiamo ripartire, nel senso che dobbiamo ritrovare l'orgoglio di appartenere alla comunità del Movimento ritrovandoci sui temi che ci uniscono".

RIMPASTO? - Alla luce del magrissimo risultato, però, già si parla di un processo di ri-equilibrio delle forze all'interno del governo giallo-rosso. E si fa strada l'ipotesi di un rimpasto per la riassegnazione dei ministeri, a cominciare da quello della Giustizia, di cui ora è titolare Alfonso Bonafede.

Il Pd non lo dice espressamente. Ma qualcosa potrebbe succedere.

"Rimpasto? Ci interessano i temi", spiega Andrea Orlando, vicepresidente dem. Che aggiunge: "Assolutamente vogliamo rivedere i decreti sicurezza e trovare un accordo per una norma diversa da quella Bonafede sulla prescrizione".

(Unioneonline/l.f.)
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