"Ancora non so se andrò. Ha ragione Salvini, questa festa sa tanto di contrapposizione tra fascisti e comunisti".

Le dichiarazione del presidente del Consiglio regionale, il leghista Michele Pais, sulle manifestazioni del 25 aprile, hanno innescato la polemica.

Dura la risposta della Cgil all'esponente del Carroccio: "La Resistenza fu un fatto di popolo, una lotta partecipata da giovani, donne e uomini di tutte le opinioni politiche, perciò dispiace che Pais, un uomo che ha giurato sulla Costituzione nata dalla Resistenza e presiede istituzioni libere e democratiche che discendono proprio da quelle lotte, non ne sia consapevole e si lasci invece influenzare dalla spregiudicatezza propagandistia del suo capo partito Matteo Salvini", afferma il segretario generale della Cgil Sardegna Michele Carrus.

"È vero - dice Carrus - che il 25 aprile ricorda la storia di una divisione tra italiani: da una parte c'era chi lottava per libertà e democrazia, dall'altra coloro che avevano asservito la nazione alla dittatura sanguinaria e alla ferocia dell'oppressione straniera".

Tuttavia, osserva, "sono i primi che hanno lottato per dare all'Italia istituzioni libere e democratiche, che devono essere rispettate nel loro fondamento da chi le presiede, cosa che non avrebbe mai fatto se avessero vinto i fascisti".

Per questo "la festa della Liberazione non è la giornata della divisione ma della riconciliazione, perché celebra il riscatto degli oppressi sugli oppressori". E "confondere, negare, o mettere sullo stesso piano queste due opposte realtà è una cosa non solo storicamente errata, ma scandalosa".

Critiche anche dal capogruppo Pd Gianfranco Ganau: "È gravissimo che le istituzioni rinneghino una giornata così importante, ancor di più in tempi in cui assistiamo al rigurgito di posizioni neofasciste e razziste. Noi avevamo scelto di celebrare la festa in diversi paesi e città dell'Isola, per evidenziare un sentimento di unità. Un presidente dovrebbe essere colui che rappresenta tutti i sardi e crede nei valori della democrazia".

Gli fa eco Emanuele Cani, segretario Pd Sardegna, definendo le parole di Pais "inaccettabili". "La Sardegna - ha scritto in una nota - ha dato il suo apporto, con donne e uomini a quel movimento che ha fatto nascere la democrazia e che oggi dà la possibilità, anche a chi dissente dalle nostre idee, di poter esprimere le proprie. Il presidente del Consiglio ha giurato sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Il suo ruolo lo pone alla guida della massima assemblea regionale. Probabilmente dovrebbe pensare più all'istituzione che rappresenta e non alla propaganda spicciola che vorrebbe cancellare le lotte e le conquiste che oggi ci permettono di vivere in uno Stato libero e democratico".

"Mi addolora che quelli che denigrano la Liberazione sono proprio quelli che, per le loro posizioni secessioniste, senza la Resistenza sarebbero stati perseguitati per le loro idee e non avrebbero mai avuto la libertà di esprimerle", commenta invece Francesco Agus, consigliere di Campo Progressista.

(Unioneonline/L)
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