«I dati delle sezioni mancanti che abbiamo dai nostri rappresentanti di lista ci lasciano tranquilli, aspetteremo quel che ci dice la Corte d’appello di Cagliari».

Così Alessandra Todde a “In mezz’ora” su Rai3, intervistata da Monica Maggioni che le ha chiesto chiarimenti sul caos regionali.

La presidente (non ancora proclamata) della Regione ostenta tranquillità («Sì, mi può chiamare presidente», dice in serata in un’altra intervista su Rai3, alla trasmissione “Chesarà”) e parla di un divario molto più alto di quello che ci sarebbe secondo alcuni esponenti di centrodestra: «Aspettiamo che vengano scrutinate le ultime sezioni, sono 22 ma abbiamo una forchetta tra i 1.450 e i 1.600 che ci lascia tranquilli. Un divario ben lontano dai 200-400 voti di cui ho sentito vagheggiare qualche giorno fa».

Todde spiega anche che «il riconteggio totale non è previsto dalla legge, si può fare un ricorso ma deve essere motivato in maniera precisa e sulle singole sezioni. Sono molto tranquilla, poi naturalmente aspettiamo la comunicazione della Corte d’appello».

Ma ancora una volta i conti non tornano: Todde parla, come d’altronde il suo staff ieri, di 22 sezioni da scrutinare, ma sul portale regionale con i dati ufficiali risultano essere 19. Dato ribadito oggi dall’ufficio stampa della Regione.

Todde ha poi parlato della campagna elettorale: «Non mi sono comportata come un capopopolo, ma come interprete della coalizione e la coalizione mi ha sostenuto e in maniera decisa e appassionata. Dobbiamo anche sfatare il mito dell'uomo o della donna sola al comando». Ha confermato che andrà in Abruzzo l’8 marzo, «giorno della festa delle donne», in occasione della chiusura della campagna elettorale.

E ha ringraziato «soprattutto» le donne della coalizione, perché «se dopo 75 anni di storia dell'autonomia della Sardegna c'è stata la possibilità di eleggere una donna presidente è grazie al lavoro incredibile che hanno fatto le donne del Movimento, del Pd e di tutte le liste che ci sostenevano. Ora quando vado in giro incontro tante donne che mi fermano e mi dicono che credono in un cambiamento che possa essere interpretato da una figura femminile».

(Unioneonline/L)

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