Per la prima volta il centrodestra ottiene la maggioranza assoluta dei voti in Abruzzo, con il 54,67% dei consensi, migliorando quindi il proprio risultato rispetto sia alle precedenti regionali (49,20%), che alle politiche del 2022 (47,22%), e questo grazie ad un incremento dei voti reali ottenuti, che sono saliti dai 294.879 del 2019 e dai 298.620 del 2022 fino agli attuali 316.637, secondo i dati del Viminale.

Simmetricamente rispetto alle passate tornate, regionali e politiche, le forze del centrosinistra che pure correvano separate hanno perso voti sia in termini assoluti che in percentuale. Ma la grande differenza riguarda gli assetti interni alle due coalizioni, con un calo della Lega e, più marcato, di M5s, unico elemento per permette un parallelismo tra Abruzzo e Sardegna.

Per quanto riguarda l'affluenza complessiva, il 52,19% ottenuto mostra una leggera flessione rispetto al 53,11% delle regionali del 2019 e al 61,56% di quelle del 2014.

Alle politiche del settembre 2022 i votanti furono il 63,99 %, contro il 75,25% delle politiche del 2018. Se dunque rispetto alle Regionali del 2019 e alle politiche del 2022 il centrodestra ha rafforzato i propri consensi, la geografia interna è sconvolta, così come è avvenuto in Sardegna.

Cinque anni fa, pur esprimendo il candidato presidente, Marsilio, Fdi ottenne solo 38.894 voti pari al 6,49%, meno di un quarto dei 165.008 voti (27,53%) della Lega; Fi fu premiata da 54.223 elettori, pari al 9,05%. Nel settembre 2022 il partito di Meloni (che è stata eletta nel collegio di L'Aquila-Teramo) i rapporti interni erano già cambiati: primo Fdi con 173.153 voti (27,67%), seconda Fi con 69.512 voti (11,11%), terza la Lega con 51.764 preferenze (8,27%).

I consensi registrati domenica indicano ancora Fdi come primo partito, col 24,10% (139.578 voti), Fi secondo con il 13,44% (77.841) e terza la Lega in ulteriore calo con il 7,56% (43.816), seguito dal 5,72% della lista Marsilio (33.102) e dai partiti centristi.

Per quanto riguarda il centrosinistra un confronto preciso è difficile perché cinque anni fa a sostegno di Giovanni Legnini, vi erano quattro liste civiche oltre a Pd, Verdi, Si e Idv, mentre Azione e Iv non erano ancora nate. Tuttavia si può rilevare che il partito allora più votato, M5s, è sceso da 118.287 voti (19,74%) del 2019 agli attuali 40.629 (7,01): il Movimento forse ha pagato il passaggio a Fi della candidata governatrice del 2019, Sara Marcozzi, e la non ricandidatura per il limite di due mandati di alcuni consiglieri regionali raccoglitori di preferenze. Ma potrebbe aver pesato anche lo scarso radicamento sul territorio.

Il partito di Conte alle politiche del 2022 aveva ottenuto 115.336 consensi (18,43%). Molto bene invece il Pd che quasi raddoppia i voti passando dai 66.769 (11,14%) agli odierni 117.497 (20,29%), mentre alle politiche aveva fatto registrare 103.956 consensi (16,61%). Per quanto riguarda Azione e Iv, la prima ha ottenuto 23.156 voti (4,00%) eleggendo un consigliere, mentre la seconda si è fermata a 16.275 consensi (2,81%) non riuscendo ad eleggere nessuno. Alle politiche i due partiti coalizzati nel Terzo Polo furono scelti da 39.295 elettori (6,28%), cioè praticamente gli stessi dei 39.431 che hanno votato domenica i due partiti separati.

In ogni caso i partiti del "campo largo" hanno ottenuto domenica 262.565 voti, meno dei 301.917 complessivamente ottenuti nel 2019 (allora, se uniti, avrebbero superato il centrodestra) e meno dei 291.967 ottenuti alle politiche da centrosinstra, M5s e Terzo Polo. 

(Unioneonline/v.l.)

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