D ove nasce la vittoria di Malaga? Quando comincia a camminare la squadra che ieri alle 20.06 ha riportato in Italia il titolo mondiale di tennis? Un indizio c’è, lo ha fornito durante la festa sul campo il numero uno della Federtennis (e padel) Angelo Binaghi, cagliaritano cresciuto sulla terra rossa di Monte Urpinu a pane e tennis: «Nel 2005 eravamo retrocessi in serie C, ci volevano linciare e invece il presidente del Coni di allora ci difese e ci lasciò lavorare». Binaghi ha messo le basi, ha ricostruito una federazione che sbandava, l’organizzazione tecnica ha trovato e plasmato sul campo i giocatori con cui disegnare un percorso.

Il tennis italiano ci ha messo quasi mezzo secolo a riportare la Coppa Davis nel nostro Paese, dove il tennis sta diventando un fenomeno sociale grazie a un ragazzo, si chiama Jannik Sinner ed è lui il vero fenomeno sociale nazionale. Planetario, modello positivo e unico. Nel 1976 gli eroi si chiamavano Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli, oggi hanno altre facce, storie, percorsi. Il trionfo di ieri sera, oltre il nome di Sinner per cui è difficile trovare altri aggettivi, porta quelli del capitano Volandri, dei giocatori Arnaldi, Sonego, Musetti e Bolelli, ai quali aggiungere Berrettini che presto – speriamo – rivedremo ad alti livelli. L’Italia sotto rete è un Paese straordinario, dove il padel è più di una moda passeggera e il tennis oggi ha i volti giusti per trascinare i ragazzini in campo. Da Torino a Malaga, sono stati giorni straordinari, indimenticabili, nel segno di un imbattibile ragazzo dai capelli rossi. E adesso, per favore, non fermatevi più.

S ono state due settimane complesse, con mezza squadra in giro per il mondo, un’altra fetta che recupera la condizione e una classifica da ricostruire. Non era facile per Claudio Ranieri mettere in campo il miglior Cagliari, davanti a una squadra che sa vincere e che gioca un ottimo calcio. Eppure quel Cagliari visto nel primo tempo, davanti a una Domus gelida, poco “caliente” davanti ai suoi eroi, è piaciuto molto. Sembrava di vivere un pomeriggio di Premier, un soccer arrembante, arioso, veloce e divertente. Un gol, la forza di riprovarci, la sicurezza di mettere sotto una formazione con 17 punti in classifica e un monumento del calcio come Adriano Galliani a bordo campo. Poi ha cominciato a giocare anche la squadra di Palladino, uno che sembra se lo stiano contendendo alcuni grandi club per consegnargli il loro futuro, e allora la porta di Scuffet ha cominciato a tremare ma il pericolo è passato e allora avanti così.

La classifica è cortissima, stasera Verona-Lecce dirà molto della sceneggiatura del campionato, perché fino alla squadra di D’Aversa sono tutte coinvolte nella lotta per non retrocedere. Ma il Cagliari c’è, è vivo e perché no, sabato sera potrà cercare magari un grande colpo a Roma, a casa di una Lazio negli ultimi anni mai vista così nei pasticci. Con la pressione che solo a Roma, dalle radio ai social, sanno mettere sulle loro squadre. Perché non provarci?

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