E così è arrivata la prima polpetta avvelenata della compagna elettorale, travestita da fiction di genere.

Apparentemente si trattava solo di un video rubato, di due minuti, filmato attraverso gli spiragli di una finestra chiusa al primo piano, e girato puntando l’obiettivo in strada. Un video realizzato - per giunta - addirittura due mesi fa, che girava da giorni per redazioni e tra partiti (scopriamo soltanto oggi) a disposizione del miglior offerente, in cerca di qualcuno che lo pubblicasse.

Tuttavia questo frammento di suoni e immagini scomposte ha già terremotato la campagna elettorale, e non poteva essere altrimenti. In primo luogo perché, dal punto di vista della lingua e dei contenuti, più che una storia vera, sembrava il frammento di una pagina di sceneggiatura di “Gomorra”. E poi perché il protagonista assoluto della sceneggiata, che gridava in mezzo a una strada “Inginocchati o ti sparo!” non era un ubriaco che passava, ma il capo gabinetto del sindaco della capitale d’Italia. Un grand commis d’etat, insomma. E al suo fianco, implorante, nel video si riconosceva la voce della sua fidanzata Sara Battisti (una consigliera regionale del Pd) e poi quella di un suo amico e compagno di partito (candidato del Pd alla Camera), Francesco De Angelis. Il protagonista della scena, fuori di sé, gridava a squarciagola: “A me dici Me te compro? A me lo dici? Ma io scrivo tutto e poi ve denuncioo!!!”. E, dulcis in fundo, aggiungeva quell’ormai famosa e forbita chiosa: “Te sparooo! Te sparooo!”

P articolare grottesco: quando il video (pubblicato da Il Foglio) diventa di pubblico dominio uno dei due protagonisti, il capo gabinetto in questione, Albino Ruberti (figlio di un ministro socialista della Pubblica istruzione, non un coatto della banda della Magliana) si trincerava dietro una scusa grottesca: “Abbiamo avuto un litigio perché stavamo discutendo della Roma e della Lazio. Parlavamo di un rigore non dato nel derby”. Mentre il suo interlocutore Francesco De Angelis (grande elettore del partito nella provincia) filmato e immortalato nel video mente veniva aggredito, prima che lo scandalo esplodesse rispondeva ai giornalisti: “Litigio? Ma quale litigio? Io ero lì, a cena, e non ho visto nulla”. Un genio. Due considerazioni: bene ha fatto il segretario del Pd Enrico Letta, subito dopo la diffusione di questo scioccante fotoromanzo vernacolare, a diramare una nota in cui si definiva “inaccettabile” la scenetta, costringendo i due protagonisti alle dimissioni (Ruberti) e alla rinuncia alla candidatura (De Angelis). Questa brutta storia, però, proprio oggi diventa oggetto di una indagine di polizia (nessuno, tra gli inquirenti, ha creduto alla balla della lite sul derby) e ci pone due domande cruciali sulla politica e su questa campagna elettorale. La prima è questa: quanti altri Ruberti e De Angelis ci sono in lista (nel Pd e non solo nel Pd) in queste elezioni politiche? Quanti gruppi e cricche come quelle della cena in stile “Romanzo Criminale” muovono oggi le fila dei partiti, lontano dai riflettori? Il peso specifico dei gruppi di pressione periferici cresce, perché la prima campagna elettorale estiva della storia italiana, si chiude in soli trenta giorni mentre l’Italia è al mare, e mentre i signori delle tessere e dei voti alzano il loro prezzo per garantire risultati.

Secondo: se non ci fosse stato il video del Foglio, il signor “Me te compro” De Angelis sarebbe stato spedito alla Camera dei deputati, come rappresentante del popolo? Ed ecco il secondo punto: il Rosatellum sottrae il controllo delle liste alla democrazia interna dei partiti e lo consegna ai leader e ai circoli magici. E subito dopo - questa legge iniqua - sottrae agli elettori il potere di decidere chi è degno di sedere in Parlamento e chi no. Se stai in una lista bloccata e in una posizione di eleggibilità, insomma, sei sicuro della vittoria, prima ancora che si vada alle urne. Se sei in una posizione disperata - viceversa - nulla puoi far per cambiare il tuo destino di trombato, perché l’assenza del “voto disgiunto” (Sergio Mattarella nella sua legge lo volle, Ettore Rosato nella sua lo ha cancellato) impedisce all’elettore di far vincere, nei singoli collegi, chi ritiene più meritevole. Finché questa legge non cambia i veri “inginocchiati”, in queste elezioni furtive e un po’ tarocche, siamo noi cittadini.

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