N el silenzio generale (o quasi) si stanno infliggendo alcuni duri colpi a quello che resta della Sanità isolana e del suo principale ospedale, il Brotzu di Cagliari. Mi riferisco al trasferimento nel territorio di due importanti strutture storicamente situate nell’ospedale cagliaritano e che ora, senza neppure che se ne siano argomentatati i pro e i contro, senza dibattito pubblico, senza alcuna discussione, vengono eradicati d’imperio dall’unica struttura di rilievo nazionale ed alta specializzazione esistente in Sardegna.

L a ragione, almeno secondo l’assessore della Sanità Doria, risiede in una supposta riorganizzazione dell’assistenza ed in particolare in una altrettanto supposta coerenza “con il nuovo modello di assistenza a cui si sta puntando con forza a livello nazionale”. La modernità del nuovo modello “cui si sta puntando con forza” consisterebbe nell’assegnazione alla sanità territoriale “dell’importante compito di gestire le cronicità”, indicando invece l’ospedale come “luogo di cura delle fasi acute della malattia”.

Diciamola tutta, non è esattamente una novità. A parte le facili ironie, il trasferimento del Centro Antidiabetico e del Centro per l’Autismo dal Brotzu al territorio non comporterà alcun potenziamento dei servizi ma solo una loro marginalizzazione con una diminuzione della qualità dell’assistenza che è nei fatti.

È infatti di tutta evidenza che la perdita del contatto umano, scientifico e professionale con i colleghi dei reparti e dei servizi di un ospedale di alta specializzazione produrrà un drastico impoverimento della qualità dell’assistenza offerta finora e che è, si badi bene, di grande gradimento da parte della popolazione servita.

Il Centro per l’Autismo serve pazienti di tutta la Sardegna, proprio per la sua qualità di centro di riferimento regionale riconosciuta nei fatti, non nei pezzi di carta dell’Assessorato, e il suo trasferimento lo trasformerebbe ipso facto da riferimento per tutta la Regione a presidio territoriale della sola ASL di Cagliari.

Discorso analogo si può fare per il centro Antidiabete, con l’aggravante che si priverebbe l’ospedale di una struttura super specialistica che nei decenni si è dimostrata di impareggiabile utilità a tutti i pazienti affetti da diabete ma ricoverati nei diversi reparti del nosocomio per altre patologie.

Insomma con i trasferimenti si erode la qualità dell’assistenza, si danneggiano i pazienti sia dell’ospedale, che sarebbe impoverito nel suo mix prestazionale, sia quelli del territorio, che si troverebbero privi di un centro di riferimento regionale, il tutto solo per obbedire ciecamente ad una astratta programmazione che lascia intendere una separazione netta tra i due livelli del SSR quando invece sarebbe il caso di integrare maggiormente ospedale e territorio.

Senza dimenticare l’effetto psicologico che decisioni di questo genere hanno inevitabilmente sul funzionamento di organizzazioni complesse e raffinate come sono gli ospedali: cosa devono pensare i medici e gli infermieri del Brotzu vedendo un progressivo allontanamento di strutture che operano nel presidio da decenni ?

Penseranno che la Regione sta rafforzando l’ospedale? O magari si rafforzerà il già diffuso sentimento di abbandono che, a torto o ragione, li pervade da tempo? E questo che impatto avrà sull’entusiasmo, sulla passione, sull’amore che sono necessari per far bene il proprio lavoro?

Non è mia intenzione fare polemiche con l’assessore Doria, lo conosco, lo stimo e mi rendo conto che si è assunto un compito che è probabilmente superiore alle sue (e non solo alle sue) forze per cui necessi ta di aiuto e allora mi permetto di fargli un appello.

Assessore mi dia retta, ci ripensi, la programmazione è utile quando tiene conto della realtà e si adatta alle situazioni, non quando pretende di intervenire dall’alto con delle verità studiate a tavolino e in maniera assolutamente acritica.

Lasci al Brotzu il Centro per l’Autismo e quello antidiabete, sarà un bene per l’ospedale, per le strutture coinvolte ma soprattutto per i pazienti.

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