V ien voglia di dire bene, ma non benissimo. Invece a conti fatti è più forte il rammarico, rispetto a questo passo avanti - piccolo, incompleto - visto ieri all’Arechi. Il valore incalcolabile di quel doppio vantaggio gettato dalla finestra, mettici l’arbitro, la buca, il vento o il sole, è indubbiamente il motivo tecnico della partita. Poi quella manina vista solo da un monitor all’interno di una saletta regia ti può cambiare perfino la stagione, se non resetti in fretta e cancelli tutto. Però stai vincendo contro una squadra messa veramente male, fischiata dal suo pubblico e con un allenatore appena arrivato, regali il pareggio e poi… Quello che abbiamo visto ieri a Salerno non è calcio, per come lo conosciamo, ma qualcosa di diverso che si gioca all’esterno. E se le regole sono queste, anche un uomo di cuore e di sangue come Ranieri si deve piegare alla realtà. E digerire in fretta una partita che tecnicamente non è stata decisa sul campo. Poi il rigore va segnato e per pochi centimetri uno dei cambi di Inzaghi non la buttava dentro al decimo di recupero, o giù di lì, e ora saremmo qui a dire altro.

Il Cagliari non è stato in grado di imprimere la svolta alla sua traballante stagione, nonostante una sicurezza che in certi momenti ha perfino fatto pensare alla goleada. Questo è il passo avanti, questo è ciò che probabilmente avrebbe detto Ranieri, che considerava la gara di Salerno come la “prima” del campionato del Cagliari e che proprio ieri sera è andato a un passo da confezionare il blitz.

La scelta di Mancosu, pur sapendo che poteva dargli ben poco sotto il profilo del minutaggio, in un ruolo da “nove e mezzo” vicino alle punte, faceva parte di un piano. E Jankto sistemato sempre lì, a spingere e cercare di bucare la muraglia granata, gli aveva perfino dato ragione, con il vantaggio di Luvumbo griffato dal ragazzo ceco. Tic toc, il cronometro sembrava non andare avanti, in quei momenti, mentre la Salernitana è andata avanti a occhi chiusi, trovando una rete sporca, cattiva e ingiusta, perché la squadra di Inzaghi era al tappeto, intontita, fischiata e incapace di creare.

Che stagione complessa, se ci si mette anche la direzione di gara a creare grattacapi. Se è sicuramente pericoloso aggrapparsi alle decisioni di chi è chiamato a decidere, e lo fa con il regolamento alla mano, fa rabbia - e qualcosa di più - quando sei in vantaggio e qualcosa da fuori interrompe il gioco e scrive un altro finale.

Il Cagliari riparta dal suo gioiello africano, ricominci dai piedi di Mancosu, dalla voglia di riscatto di un gruppo che non si sente ultimo.

Questa squadra e la sua gente adesso hanno due appuntamenti pesantissimi, stadio Unipol Domus, nelle prossime due gare. Soltanto sei punti, o almeno quattro, possono dare un senso a una stagione che, per ora, un senso non ce l’ha.

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