L ’economista americano Nouriel Roubini da tempo ammoniva contro il verificarsi di una “tempesta perfetta” che, per evitare gravi ripercussioni sul sistema creditizio, avrebbe costretto le banche centrali, sia negli Usa che in Europa, ad allentare la pressione al rialzo dei tassi d’interesse, accettando di fatto un’inflazione superiore al 2% fissato come obiettivo di politica monetaria. L’ammonimento ha trovato riscontri nel fallimento della Silicon Valley Bank (Svb) e poi della successiva grave crisi che ha colpito la Credit Suisse.

I l modello di business della banca americana affondava le sue radici nell’ecosistema delle startup tecnologiche e dei fondi di venture capital che ne sostenevano la crescita, uno sviluppo che negli Stati Uniti è esploso di recente. Negli ultimi quattro anni, la banca californiana è cresciuta in modo esponenziale, al pari del settore tecnologico che finanziava: i depositi sono saliti del 200% fino al picco di 220 miliardi di dollari. Al confronto, quelli di JP Morgan, una delle “Big Four” americane, nello stesso arco temporale sono aumentati solo del 50%. Di fatto, Svb era concentrata su un unico settore e un unico distretto geografico, quello delle aziende innovative californiane.

L’aumento dei depositi ha spinto Svb a cercare rendimenti più alti investendo in titoli obbligazionari con scadenze lunghe (sopra i 5 anni). Con il cambio rapido di rotta della politica monetaria della Fed e il conseguente aumento dei tassi di interesse, ha spiegato Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, si è creato «un disallineamento tra la durata dei depositi a breve e il portafoglio titoli con durate lunghe e a tasso fisso, il cui valore è sceso per effetto del rialzo dei tassi ufficiali». Fino a quel momento, cioè fino a quando nessuno ha cominciato a ritirare i depositi, per la Svb il mismatch appariva gestibile. Poi non più. «Le società innovative hanno un forte assorbimento di cassa perché investono molto — ha spiegato ancora Sabatini — e il rialzo dei tassi ha reso più costoso finanziarsi». Da qui la corsa da parte delle startup a ritirare i loro depositi, unitamente al diffondersi di timori sulla stabilità della banca. Il risultato è stato una diffusione di panico che ha alimentato la “corsa agli sportelli”, cioè un deflusso dei depositi tipico delle crisi bancarie.

La Svb aveva una clientela di start-up tecnologiche verso cui si era sbilanciata nel fare credito. Quando è arrivata la crisi di “Big Tech”, alcuni dei suoi investimenti sono andati all’aria, ma altri erano ancora sicuri. A differenza di Lehman Brothers nel 2008, la Svb non aveva investito in “finanza tossica”, ma aveva la pancia piena di Buoni del Tesoro. Ma un Treasury Bond emesso anni fa quando i rendimenti erano all’un per cento, vale meno oggi che lo stesso Tesoro Usa paga interessi molto superiori. Se una banca vive in una situazione tranquilla, può aspettare che i titoli arrivino alla loro scadenza naturale e il Tesoro li rimborserà per il valore nominale. Se invece è costretta a venderli in anticipo, ci perde. Ecco l’origine banale di questa crisi.

Il fallimento di Svb ha significato la fine del modello-California degli affari finanziati a tassi zero, che ha innescato una crisi finanziaria dagli esiti imprevedibili. Per contenerla, due famosi economisti, Larry Summers e Mitt Romney, hanno spiegato che bisognava intervenire per “salvare Wall Street”, cioè l’intero mondo della finanza. In sostanza, suggerivano di mettere denaro pubblico senza limiti a garanzia di tutti i depositi bancari. Altrimenti le imprese di Silicon Valley che hanno la loro cassa “ intrappolata nel fallimento della banca Svb” non avrebbero potuto più pagare i dipendenti e i fornitori e sarebbero fallite in massa. L’intervento del governo e della Federal Reserve è stato rapido e robusto per evitare il contagio. Quand’anche dovessero fallire altre banche, la Fed ha una potenza di fuoco illimitata per riportare la calma: può stampare dollari senza limiti visto che questa moneta ha uno status “imperiale”, essendo accettata in modo universale. Tuttavia, i mercati si aspettano che la Fed rinvii il prossimo aumento dei tassi d’interesse ufficiali, nell’attesa che passi la tempesta finanziaria in corso.

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