N ei giorni scorsi il Fondo monetario pnternazionale (Fmi) ha pubblicato le previsioni autunnali, contenenti i dati di crescita del Prodotto interno lordo (Pil) per singoli Paesi e aree, nonché le altre variabili macroeconomiche più rilevanti a livello planetario. Il dato che più salta agli occhi è la forte decelerazione nella crescita dell’economia globale, che si sgonfia dal 6% registrato nel 2021 al 3,2% di quest’anno e a una previsione del 2,7% per il 2023, con valori leggermente più contenuti con riferimento ai soli Paesi economicamente avanzati (rispettivamente del 5,2%, del 2,4% e dell’1,1%).

L ’economia globale, scrivono gli economisti del Fmi, sta sperimentando una inaspettata e generalizzata contrazione delle attività produttive, con un’inflazione che ha superato livelli mai registrati negli ultimi decenni e che, anche se in regressione a partire dal prossimo anno, sta contraendo significativamente i tenori di vita delle popolazioni. L’inflazione aggregata, infatti, passerà dal 4,7% del 2021 all’8,8% nel 2022, per ripiegare al 6,5% nel 2023 e al 4,1% nel 2024, in parallelo col deterioramento delle attività produttive.

Nella decelerazione della crescita mondiale, come pongono in evidenza gli economisti del Fmi nel “World Economic Outlook”, un ruolo importante è stato giocato prima dalla pandemia da Covid-19 e successivamente dalla guerra in Ucraina. Questa ha colpito in misura maggiore le economie europee, a cominciare proprio da quella russa, che da una crescita del 4,7% del 2021 scende del -3,4% quest’anno e del -2,3% il prossimo anno. Corrispondentemente, anche il prodotto dell’Area Euro si ridimensiona da una crescita del 5,2% di quest’anno a una del 3,1% nel 2022 e solo dello 0,5% nel 2023. E l’Italia non fa eccezione a questo andamento ciclico, semmai lo esaspera passando da una crescita del 6,6% nel 2021 al 3,2% quest’anno, per andare in recessione al -0,2% il prossimo anno, insieme alla Germania con un -0,3%, l’unica economia europea a fare peggio dell’Italia.

Non a caso, Germania e Italia sono le due economie maggiormente colpite dall’interruzione delle forniture russe di gas attraverso i due gasdotti Nord Stream, i cui effetti negativi sulla produzione si avvertiranno in misura contenuta quest’anno, per irrompere in tutta la loro portata il prossimo anno. Peraltro, dell’andamento del ciclo economico negativo non ne risentiranno solo le economie europee, ma ne saranno coinvolti anche gli Stati uniti, il cui tasso di crescita passa dal 5,7% del 2021 all’1,6% quest’anno e all’1% nel 2023.

A commento di questi dati, anche il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento al Development Committee durante le assemblee del Fmi e della Banca Mondiale, tenutesi entrambe a Washington nei giorni scorsi, non ha escluso che si possa verificare una recessione globale a partire dal prossimo anno. «Le ultime previsioni — ha scandito Visco — indicano un marcato rallentamento dell’economia globale, il che comporterà un aumento della povertà, in particolare per le economie emergenti e in via di sviluppo». Ma la causa della recessione, come ha puntualizzato il governatore, non è la politica monetaria restrittiva delle banche centrali, «ma l’inflazione, perché porta via potere d’acquisto ai redditi; la politica monetaria cerca solo di evitare che la crisi porti ad una spirale prezzi-salari che avrebbe effetti negativi fortissimi e strutturali».

Solo per l’Italia, si stima un’inflazione che sta già viaggiando al 9%. La presidente della Bce, Christine Lagarde, sempre da Washington, ha lanciato l’allarme: «L’inflazione nell’Eurozona è troppo elevata ed è probabile che rimanga al di sopra dell’obiet tivo della Bce del 2% per un lungo periodo». Quindi, ha annunciato che il Consiglio direttivo prevede di aumentare ulteriormente i tassi d’interesse, dopo i rialzi di 50 punti base a luglio e altri 75 a settembre: «Continueremo il nostro percorso di normalizzazione della politica monetaria», ha dichiarato Lagarde. Tuttavia, l’effetto collaterale di queste misure non potrà che essere anch’esso negativo sulla crescita.

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