L a legge finanziaria regionale, un po’ come accade (accadeva?) a livello nazionale, è l’occasione per tirare la coperta sempre troppo corta un po’ da una parte e un po’ dall’altra. C’è un bacino elettorale da accontentare, una richiesta particolare da non trascurare, un sindaco influente in termini di voti da blandire e così via. Fioccano gli emendamenti, le richieste più o meno esplicite, le piccole manovre in Aula. Dall’ultima finanziaria regionale, per esempio, sono saltati fuori trecentomila euro per una consulenza volta a stabilire se la Sardegna può permettersi una flotta aerea tutta sua.

I l giorno dopo un docente di Economia dei trasporti spiega che per iniziare serviranno 40 milioni ma si vedrà. Intanto, la consulenza è stata affidata. Ma la perla è il comma 583 alla legge 234/2021 che aumenta l’indennità ai sindaci sardi. La finanziaria nazionale aveva già provveduto a adeguare i compensi parametrandoli, in base alla popolazione dei rispettivi Comuni, a quello del governatore. La Regione Sardegna, scopertasi improvvisamente ricca, ha aggiunto un ulteriore 1% ai primi cittadini dei centri con popolazione da 3.001 a 5.000 abitanti e del 5% a quelli dei paesi sotto i 3.000 abitanti. Una stortura che Gian Franco Satta e Francesco Agus, rispettivamente consigliere e capogruppo dei Progressisti, hanno fatto notare durante il dibattito proponendo un emendamento. C’è il rischio (poi vedremo che fine ha fatto l’emendamento) che la Corte costituzionale, su sollecitazione del Governo, possa dichiarare l’incostituzionalità di una norma che prevede disparità di trattamento con i sindaci di centri oltre i 5.000 abitanti. Non solo. Anche la Corte dei Conti potrebbe avere qualcosa da eccepire. Qual è la norma che i dirigenti comunali devono applicare nello stabilire il compenso del sindaco? Quella nazionale o quella regionale? Un pasticcio a cui Agus e Satta hanno invano cercato di porre rimedio. L’Aula, dopo aver deciso di far slittare l’emendamento alla fine del dibattito, lo ha dichiarato illegittimo, su richiesta del capogruppo di Fratelli d’Italia, Francesco Mura, sindaco di Nughedu Santa Vittoria, 483 abitanti, in provincia di Oristano. Non è tutto. L’applicazione pedissequa della norma nazionale ha prodotto risultati esilaranti, se non fossero ridicoli e iniqui. I sindaci di Cagliari e Sassari (154mila e 127mila abitanti) essendo a capo di città metropolitane, percepiranno lo stesso stipendio, 13.800 euro lordi al mese, dei loro colleghi di Roma (2,7 milioni di abitanti), Milano (1,3 milioni) e Napoli (922mila). Un capolavoro.

Continuiamo. Sempre accogliendo “sic et simpliciter” la legge, viene fuori che i primi cittadini dei capoluoghi di Provincia come Lanusei (5.200 abitanti), Tortolì (11mila), Iglesias (25mila), Carbonia (26mila), Villacidro (11mila) e Sanluri (8mila) avranno un compenso di 9.660 euro al mese, mentre quelli di Quartu Sant’Elena (68mila abitanti), terza città della Sardegna, e Alghero (42mila) percepiranno 6210 euro. Un’amenità. Il Consiglio regionale ha fatto un pasticcio. Perché? La presenza massiccia di sindaci-consiglieri regionali avrà avuto un peso, così come il fatto che siamo in fase precongressuale dell’Anci. O forse c’entra la tendenza a fare pastrocchi dei nostri onorevoli, ormai affermati collezionisti di leggi impugnate dal Governo e poi cassate dalla Corte costituzionale.

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