C ontinua la difficile situazione della sanità e, puntuale come il destino , si riaffaccia lo spettro dello scorporo dall’azienda Brotzu dell’ospedale Microcitemico, sconsideratamente tolto dall’Azienda Brotzu e reinserito nella ASL 8 da cui era stato precedentemente scorporato nel 2016. In questo tempo diverse amministrazioni hanno portato avanti con lusinghieri risultati un lungo e faticoso lavoro di integrazione per cui sono state unificate le procedure amministrative e gli uffici e diversi reparti e servizi sanitari. Ora si sta ricominciando da capo a dividere. Confusi?

A me pare che l’Ospedale Microcitemico, intitolato ad Antonio Cao, nell’Azienda Brotzu ci stesse benissimo sia per la vicinanza fisica che per la valenza sovraregionale che nel campo pediatrico indubbiamente può vantare. Lo stesso spirito dell’ultima legge regionale di riforma del servizio sanitario va in quella direzione, cioè quella di mettere in aziende indipendenti quelle strutture che per capacità professionali, dotazioni tecnologiche e presenza di super specialità rispondono assistenzialmente (e non solo) ad esigenze che non sono solo locali. In poche parole le super specialità in aziende a carattere regionale, i servizi assistenziali “normali” nelle aziende locali: si può essere d’accordo o meno sulla soluzione scelta ma non si può negare che questa idea abbia una sua dignità programmatoria profonda e anche di lungo termine.

Ma allora, se così stanno le cose perché nel 2020 è stata fatta una scelta in contrasto con questa visione, cioè quella di riportare il Microcitemico in un ambito locale? Perché un ospedale ormai pienamente integrato in un’azienda vicina in tutti i sensi viene improvvisamente assegnato ad un’altra azienda con la quale di tutta evidenza ha poco da spartire ? Perché si spezza la continuità assistenziale pediatrica (al Brotzu hanno sede importanti servizi pediatrici specialistici)? Tutte domande legittime che trovano risposta in una decisione politica di carattere puramente spartitorio: una forza politica, certa che nella successiva spartizione degli incarichi avrebbe conquistato la ASL di Cagliari, ha cercato in tutti i modi di far scorporare dall’AOB sia l’ospedale Oncologico che quello Microcitemico per riportarli dopo 5 anni nell’ambito della ASL. Di fronte allo scempio tecnico che si profilava il Consiglio Regionale ha avuto un sussulto di orgoglio e in parecchi si sono rifiutati di proseguire su quella strada ma per evitare una crisi politica si è dato un contentino e si è deciso di scorporare solo il Microcitemico, nell’intento di ridurre i danni. Sono noti gli eventi che tutti abbiamo seguito sui giornali, disguidi seri, mancanza di anestesisti pediatrici, difficoltà nella lettura degli esami radiologici e negli approvvigionamenti di emoderivati, proteste vibranti delle mamme e delle famiglie tanto da far riconsiderare la cosa alla parte ragionevole della politica regionale intenzionata a tornare sui suoi passi.

Ma resta un fuoco di sbarramento che impedisce di fare la cosa più saggia, si lanciano per aria veri e propri strafalcioni tecnici tipo l’accorpamento dell’Oncoematologia Pediatrica del Microcitemico con il Brotzu mentre il resto rimarrebbe nella ASL. Una cosa da far accapponare la pelle, partorita dalla mente di qualcuno che non ha la minima idea di come agisce l’organizzazione amministrativa e funzionale di una grande azienda ospedaliera ma attentissimo invece alle piccole logiche di potere spartitorio.

Per onestà devo dire che ritengo l’attuale management della ASL perfettamente in grado di gestire il Microcitemico senza affossarlo nel territorio ma, come si sa, i manager pa ssano e le decisioni restano. Allora sarebbe proprio ora di dire basta una volta per tutte, la Giunta e il Consiglio Regionale si assumano le loro responsabilità nei confronti dei piccoli malati e delle loro famiglie e mettano fine a questa vergogna, riportino l’Ospedale Microcitemico nel sua alveo naturale, l’Azienda di alta specializzazione Brotzu. Fare il nuovo scorporo significherebbe ricominciare tutto da capo con uno sforzo organizzativo enorme e con uno spreco di risorse pubbliche che non trova alcuna giustificazione.

Ma allora per quale motivo si vuole a tutti i costi fare un’operazione che, com’è di tutta evidenza, rappresenta una sciocchezza sia sotto il profilo tecnico-amministrativo che sotto quello organizzativo-funzionale?

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