L a ripresa alla grande del turismo in Sardegna si accompagna al boom del diporto nautico che ha fatto registrare un movimento nei porti mai visto in passato. La voglia di vacanze ha superato le paure per la crisi e chi ha potuto non ha esitato a viaggiare. Anche per mare. A fine mese si tireranno le somme con i numeri del settore che saranno sicuramente positivi. Intanto si può cominciare a fare alcune valutazioni da cui ripartire per pensare a come si possa migliorare affinché una stagione di successo non sia un fenomeno transitorio, quanto un passo per una programmazione duratura nel tempo.

G ià al Salone nautico di Genova, che si apre oggi alla Fiera, saranno presentate le statistiche del diporto con il rapporto annuale realizzato da Ucina Confindustria (Unione Nazionale dei Cantieri e delle Industrie nautiche). Le anticipazioni confermano il primato dell’Italia nel mondo per la costruzione e vendita di maxy yacht. Per il mercato nazionale l’anno chiuderà con ricavi superiori al 30 per cento rispetto al 2021 toccando un fatturato di sei miliardi di euro. Prospettive interessanti, soprattutto in un periodo di crisi globale, per un settore che si avvicina al due per cento del Pil italiano.

A leggere le cronache dell’estate la Sardegna non solo non è rimasta indietro, ma ha beneficiato in pieno di questa ripartenza dopo pandemia. Le foto pubblicate dai media e sui social sono addirittura inquietanti: a Ferragosto le immagini di un drone in volo sull’arcipelago della Maddalena, mostravano centinaia di imbarcazioni pullulare in ogni cala. Un pienone mai visto, persino preoccupante per il delicato ecosistema del parco marino e per i possibili incidenti che puntuali sono accaduti. Quando c’è tanto affollamento, quando tanta gente va per mare, si alza ovviamente la soglia di rischio perché si ritrovano al timone di barche e gommoni molti inesperti a cui si aggiungono incivili e ignoranti che non sanno le basilari norme del diporto.

Naviganti della domenica che hanno noleggiato un charter, pure con la patente nautica, ma che non ricordano le regole delle precedenze e degli incroci in mare, non riconoscono i segnali di pericolo, non leggono le mappe e non si informano sulle condizioni meteo mettendo a rischio l’incolumità di tutti. Così abbiamo visto i video di barche a vela spiaggiate perché lasciate incustodite alla fonda. Natanti incagliati in bassi fondali per non aver verificato la profondità. Subacquei sfiorati da imbarcazioni che non rispettano i cento metri dal segnale. E certo non bastano le innumerevoli multe comminate dalle forze dell’ordine e dalla forestale a fermare l’aumento di chi non rispetta le misure di sicurezza.

In Sardegna la rete dei porti funziona bene e presenta un’offerta ricettiva seconda solo alla Liguria con 20 mila posti barca nelle marine di tutta l’Isola. Nel complesso la stagione è stata positiva ovunque, come dimostra il boom di barche provenienti da Spagna e Francia. L’attuale ripresa deve far riflettere i politici sardi con leggi e incentivi finalizzati a richiamare “clienti” italiani e da ogni parte d’Europa.

C’è però molto da fare e in fretta. Intanto mancano figure professionali, considerando la grande richiesta di skipper, meccanici, motoristi, tecnici capaci di riparare l’elettronica di bordo. I pochi bravi e conosciuti nelle marine dell’isola sono contesi come i chirurghi più famosi. Identico discorso per cantieristica, manutenzione e riparazioni, con enormi possibilità in parallelo al crescere del mercato. Dunque sono sempre più valide le scelte dell’Authority e del Comune di Cagliari che hanno diversi progetti riguardo allo sviluppo dell’area portuale. Ma sulla medesi ma linea si devono muovere tutti i porti dell’Isola con la rete che deve diventare sistema collegandosi alle iniziative locali e del territorio.

Per questo bisogna incrementare la formazione con corsi regionali e la specializzazione nelle scuole professionali sull’esempio dei programmi organizzati a Viareggio dalla Fondazione Ysyl e dall’Istituto tecnico superiore per avviare i giovani allo yachting.

L’importante è puntare su professionalità e qualità. Non si può avere un bel porto di 250 posti barca con solo due bagni e due docce, il bar che alle 8 non ha più “cornetti” e il paese distante sette chilometri senza un collegamento seppure stagionale. Sembrano dettagli, ma dalle piccole cose e dalla cura dei particolari si afferma il successo di un marchio turistico.

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