S cuole aperte o chiuse, lezioni in presenza o a distanza? La domanda resta da quasi un anno senza una risposta definitiva ma nel frattempo le polemiche scaldano i ragionamenti di politici, docenti, genitori e studenti.

Tutti ribadiscono, semmai ce ne fosse bisogno, il ruolo centrale della scuola nella formazione dei ragazzi e che quindi il rischio di tenerle aperte è inferiore ai possibili danni sociali che provocherebbe la chiusura, ma molti però pensano che le lezioni in presenza siano un veicolo di contagio difficile da controllare. C'è una soluzione? La politica sta programmando la scuola del dopo Covid? Non sembrerebbe, almeno a giudicare da quanto filtra dalle intenzioni del governo. Al di là di banchi a rotelle, mascherine e distanziamento e qualche miglioramento nelle modalità di trasporto, nulla sembra cambiato. Certo, bisogna ringraziare la maggioranza dei docenti che si sono trovati a gestire lezioni a distanza senza una preparazione tecnologica specifica dovendo superare a volte l'imbarazzo di sentirsi alunni dei loro studenti, però il problema resta irrisolto sul tavolo.

Cosa ne sarà di promozioni o diplomi alla fine di questo tormentato anno scolastico? Saranno tutti promossi o saranno valutati in base alla loro preparazione come dovrebbe essere? Saranno approntati corsi di recupero o sarà allungato il calendario nonostante il palese disaccordo mostrato verso questa soluzione dai sindacati e dalle stesse famiglie?

F orse c'è una soluzione che, apparentemente semplice, supererebbe la paventata necessità di prolungare l'attività per tutto giugno o riprenderla a fine agosto e cioè che il ministero della pubblica istruzione ridefinisca i programmi e proponga per il prossimo anno scolastico una sorta di accorpamento degli argomenti per recuperare e contemporaneamente andare avanti. A parte i ragazzi che sono alla fine del loro ciclo, alle elementari, alle medie o impegnati negli esami di maturità, gli altri potrebbero essere tutti ammessi alla classe successiva per fare un anno di recupero, come si fa nelle scuole private, su programmi rivisti in base alle imprescindibili nozioni da fornire. Due anni in uno, insomma, per non lasciare un buco nella formazione e chiudere questa stagione con maggiori certezze e con una solida prospettiva. Anche se, naturalmente, resterebbero da verificare i criteri per promuovere o bocciare gli studenti al termine del prossimo anno.

Ma una decisione di sicuro deve essere presa al più presto perchè finora si sono manifestate più preoccupazioni che progetti, più cavilli che soluzioni e mentre l'anno volge al termine nessuno sa come si chiuderà. Il Governo è fatto, viceministri compresi. Coprire con la scusa della pandemia magagne, indecisioni e ritardi non è accettabile.

BEPI ANZIANI
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