B ill Gates in un articolo degli inizi degli anni Duemila scriveva: «Immagino un futuro nel quale i dispositivi robotici diventeranno quasi onnipresenti nella vita quotidiana». È quello che sta accadendo sempre di più negli ultimi anni, grazie ai progressi nel settore digitale, dell’Intelligenza Artificiale e della robotica. I dispositivi automatizzati non sono più patrimonio dell’industria, della medicina e delle imprese spaziali. Sono compagni della nostra quotidianità. A favorire questa rivoluzione in atto sono i progressi della meccatronica.

È quella branca della ricerca che mira a far interagire meccanica, elettronica e informatica al fine di automatizzare i sistemi di produzione e semplificare il lavoro umano. C’è, inoltre, tutta un’area di sviluppo che farà sì che questi dispositivi sembreranno sempre più “intelligenti” e in grado di fare in modo autonomo sempre più operazioni. Avremo così elettrodomestici e automobili con funzioni sempre più avanzate, dispositivi media, televisione, radio sempre più interattivi, con funzioni o servizi sempre più interessanti anche per il tempo libero. Resta un grande punto interrogativo: cosa rimarrà dell’uomo in questa deriva tecnologica? Quali lavori rimarranno da fare se le macchine saranno in grado di fare sempre più cose? Insomma, siamo solo all’alba del mondo dei robot, ma per ora la dinamica è quella immaginata dal grande economista John Maynard Keynes circa un secolo fa: «Scopriamo sempre nuovi sistemi per risparmiare forza lavoro, e li scopriamo troppo in fretta per riuscire a ricollocare quella forza lavoro altrove». A meno di non essere ancora più apocalittici ed evocare il grande fisico Stephen Hawking che amava raccontare una sinistra parabola: «Viene creato il primo robot con intelligenza artificiale, di molto superiore a quella umana. Gli viene immediatamente fatta una domanda: “Dio esiste?”. “Adesso sì”, risponde quello, e per prima cosa distrugge il meccanismo con cui gli umani potrebbero disattivare il suo funzionamento».

Senza però voler essere per forza apocalittici i robot e l’Intelligenza Artificiale stanno aprendo scenari nuovi nel rapporto tra uomo e macchina. Toccherà agli esseri umani decidere che atteggiamento tenere nei confronti della tecnologia con cui passano la loro quotidianità. Ci vorrà prudenza, informazione e conoscenza. Ogni tecnologia è allo stesso tempo buona e cattiva. Il filosofo Bacone sosteneva che la tecnologia da un lato crea, dall’altro distrugge, da un lato rompe, dall’altro aggiusta. L’automobile permette di andare dove vogliamo ma nello stesso inquina, giusto per fare un esempio. Noi siamo portati a vedere soprattutto i lati positivi della tecnologia, però parallelamente ci sono anche quelli negativi di cui dovremmo tenere conto. Si tratta di sviluppare un atteggiamento critico e consapevole, un atteggiamento che spesso manca. Per quanto una tecnologia sia facile da usare bisogna conoscerla e sapere che un buon uso di una tecnologia richiede un percorso per cui serve tempo.

Si dovrà quindi diffondere una nuova educazione nel rapporto con questi dispositivi che ci affascinano e allo stesso tempo ci preoccupano proprio perché sempre più utili, duttili, capaci di sostituire l’uomo in molte attività. È vero che molti lavori spariranno ma, secondo molti esperti, ci sarà bisogno di sempre più persone per gestire i robot, creare le app, studiare i materiali, smaltire i materiali di scarto. Nasceranno nuove possibilità lavorative in cui gli esseri umani dovranno far fruttare la loro preparazione scolastica, la loro formazione continua e anche alcune loro peculiarità che sfuggon o alle macchine: le cosiddette soft skills, le capacità “dolci”, dalla capacità di lavorare in team, alla negoziazione e alla comunicazione, competenze trasversali che saranno sempre più necessarie.

© Riproduzione riservata