Il procuratore generale malese ha confermato l'espulsione di Ri Jong Chol, il nordcoreano finito in manette con l'accusa di essere coinvolto nell'omicidio di Kim Jong-nam, il fratellastro del dittatore Kim Jong-un, avvenuto il 13 febbraio all'aeroporto di Kuala Lumpur.

Dopo l'arresto della 25enne indonesiana Siti Aisha e della 29enne vietnamita Doan Thi Huong, l'uomo era stato fermato in stato di detenzione provvisoria, ma domani sarà trasferito al dipartimento immigrazione per essere rimpatriato perché in possesso di documenti di viaggio non validi, secondo quanto riferisce Channel News Asia.

Intanto è altissima la tensione tra i due Stati: la Malesia ha infatti disposto che, a partire dalla prossima settimana, i nordcoreani in visita nel Paese dovranno essere forniti di visto.

Lo ha annunciato il vice premier malese Zahid Hamidi, in una stretta alla sicurezza che segue l'assassinio di Kim Jong-nam.

Finora i nordcoreani potevano entrare nel Paese senza bisogno di visto in caso di soggiorni inferiori ai 30 giorni.

"KIM MORTO PER UN ATTACCO DI CUORE" - Intanto un ufficiale di Pyongyang, nonostante i primi risultati arrivati dalla Malesia sulle cause della morte di Kim Jong-nam, ha detto che "ci sono forti indizi che sia morto per un attacco di cuore. Le autorità di Kuala Lumpur avevano dichiarato che il decesso era dovuto per un avvelenamento con l'agente nervino VX.

L'ex vice ambasciatore nordcoreano alle Nazioni unite di Pyongyang, Ri Tong Il, ha sottolineato che, "se" è stato usato il prodotto tossico, "alcuni campioni dovrebbero essere inviati all'Opac, l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche".
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