Dazi, Trump: «Tutti mi chiamano per baciarmi il c...». Elon Musk attacca Navarro
Prime profonde crepe all'interno dell'amministrazione, il first buddy contro il consigliere falco: «Più stupido di un sacco di mattoni»«Vi dico che questi Paesi ci stanno chiamando per baciarmi il culo». Così Donald Trump durante la cena del National Republican Congressional Committee a Washington parlando dei Paesi colpiti dai dazi che vogliono trattare per ridurre le tariffe. Rivolgendosi alla platea dei repubblicani per rivendicare la sua linea dura, il presidente americano ha assicurato che i tanti Paesi colpiti dalle tariffe «muoiono dalla voglia» di fare un accordo.
La strategia dei dazi intanto manda in crisi l'idillio fra Donald Trump e Elon Musk, e apre le prime profonde crepe all'interno dell'amministrazione.
Contrario alle tariffe fin dal primo mandato del presidente, il miliardario ha cercato di sfruttare il suo ruolo privilegiato di first buddy per lanciare un appello personale e diretto al tycoon contro i dazi, una delle colonne portanti dell'agenda presidenziale. Il suo sforzo però è caduto nel vuoto, con Trump che non solo ha ribadito la linea dura ma ha anche messo in campo ulteriori tariffe contro la Cina.
La secca bocciatura del presidente sembra avvicinare l'uscita dall'amministrazione di Musk, di cui si vocifera da settimane. Il fallito tentativo non ha comunque fermato il first buddy e le sue critiche contro colui che ritiene l'architetto dei dazi della Casa Bianca, Peter Navarro, il fedelissimo di Trump finito in carcere per quattro mesi nel 2024 per oltraggio al Congresso dopo essersi rifiutato di collaborare con la commissione d'inchiesta della Camera sul 6 gennaio. Contro il consigliere al commercio, l'uomo più ricco del mondo ha usato parole durissime: lo ha definito un «cretino», «più stupido di un sacco di mattoni» e lo ha soprannominato "Peter Retarrdo".
A sostenere Musk nella sua battaglia anti-dazi anche il fratello Kimball che, su X, ha descritto le tariffe come «una tassa permanente sui consumatori americani». La Casa Bianca intanto getta acqua sul fuoco: «Sono ragazzi, li lasciamo fare», ha commentato la portavoce Karoline Leavitt.
Navarro non è comunque l'unico all'interno del governo a essere finito nel mirino delle critiche. Insieme a lui c'è il segretario al commercio Howard Lutnick, l'ex amministratore delegato di Cantor Fitzgerald contro il quale si è scagliato il miliardario di hedge fund sostenitore di Trump Bill Ackman. Chiedendo una pausa di 90 giorni dei dazi per lasciare spazio alle trattative, Ackman ha puntato il dito su Lutnick, accusandolo di avere un conflitto di interessi a causa della sua strategia di investimento.
«Guadagna quando la nostra economia implode», ha spiegato sui social media dando voce alla frustrazione dei manager di Wall Street, impegnati dietro le quinte a cercare di capire come far fronte agli effetti delle tariffe e a sperare che i repubblicani facciano pressione sul presidente affinché, quantomeno, posticipi i dazi per i paesi in trattative con gli Stati Uniti. Wall Street guarda speranzosa anche al segretario al Tesoro, considerato una delle figure chiave nell'entourage di Trump in grado di esercitare una pressione 'positiva' sul presidente sul tema dei dazi.
Scott Bessent è volato a Mar-a-Lago lo scorso fine settimana per convincere il tycoon a ricalibrare il suo messaggio sulle tariffe per cercare di evitare un nuovo tracollo delle Borse. Il segretario al Tesoro gli ha suggerito di non abbandonare il suo piano ma di mettere l'accento su possibili negoziati e sulla possibilità di raggiungere accordi commerciali positivi per gli Stati Uniti.
Evidenziando i lati positivi delle tariffe, Trump - è stato il suggerimento - avrebbe potuto rassicurare analisti e osservatori ed evitare ulteriori sedute di forte calo in grado di mettere in pericolo e far vacillare il piano sui dazi. Nonostante il rimbalzo di Wall Street, gli investitori e i miliardari che hanno scommesso su Trump restano alla finestra. Fra questi i big della Silicon Valley, che hanno investito nella campagna elettorale e nella cerimonia di insediamento del presidente ma che finora sono rimasti delusi, con il primo scampolo dell'amministrazione Trump che si è tradotto in nuovi grattacapi e in perdite milionarie sui mercati.
(Unioneonline)