«È un atto di terrorismo, un terrorismo contro tutti noi». 

A tre giorni dal massacro terroristico a coltellate di Solingen, il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha visitato la città renana, dove ha chiamato la Germania a restare una società unita ma ha anche detto di essere «in collera» per quanto accaduto e «contro quegli islamisti che minacciano la coesistenza pacifica fra noi».

Preannunciando quindi una stretta sull'uso delle armi e soprattutto sui coltelli autorizzati, ma anche sull'immigrazione, promettendo di «fare di tutto» perché «chi non ha il diritto di restare in Germania sia espulso». Una dichiarazione, quest'ultima, che prende spunto dal fatto che il 26enne siriano arrestato e reo confesso della strage di venerdì sera, rivendicata dall'Isis, durante la festa per i 650 anni di Solingen, avrebbe dovuto essere espulso in Bulgaria - Paese da cui era entrato nell'Ue - lo scorso anno ma non si fece trovare nell'alloggio per richiedenti asilo dove avrebbe dovuto essere.

Scholz si trova nella difficile posizione di equilibrio precario fra i principi umanitari professati dal suo governo a guida socialdemocratica e la pressione delle destre che incalzano, a cominciare dagli estremisti di Alternative fuer Deutschland (AfD), che sull'onda emotiva provocata dall'attacco di Solingen, ultimo di una serie lunghissima di episodi che mette a dura prova la solidarietà dei tedeschi, il giorno dopo gridava: «Tedeschi volete davvero abituarvi a questo stato delle cose? Liberatevi! Mettete fine una buona volta alla strada folle del multiculturalismo forzato!».

Un attacco alla società multiculturale in vista delle elezioni di domenica nel Land orientale della Turingia: una prova che la compagine di governo rosso-giallo-verde teme, soprattutto se si materializzasse il fantasma di un'AfD oltre il 30% e primo partito nel parlamento del Land, come molti sondaggi pronosticano. Ma è anche la destra istituzionale ad agitare il tema, con il leader della Cdu, Friedrich Merz, che ha chiesto uno stop all'ammissione in Germania dei rifugiati da Afghanistan e Siria, rompendo così definitivamente il tabù fissato anni fa dall'allora cancelliera Angela Merkel. 

(Unioneonline/D)

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