Lui ha 52 anni, lei 15, ma per i giudici l’uomo non ha colpe: «C'era il consenso».

Lo ha stabilito una sentenza del tribunale di Venezia, letta mercoledì da un collegio di tre giudici tutto al femminile. Lo riportano alcuni giornali locali tra cui il Corriere del Veneto, Il Gazzettino e la Nuova Venezia.

L’uomo rischiava una pena di 8 anni chiesti dal pm Giovanna Zorzi. La storia era iniziata a fine 2020 con i like alle foto su Instagram, i complimenti e le chat sempre più spinte. Poi i rapporti che, secondo l'accusa del pm, sarebbero avvenuti dopo che lui «chiedeva insistentemente di potersi incontrare di persona» e anche a fronte di «rifiuti categorici della ragazzina».

Inoltre, un giorno lui aveva avuto un rapporto completo «nonostante la sua opposizione manifesta». Per il tribunale, la versione della ragazza, sentita in aula anche come testimone, non è stata convincente. I giudici hanno ritenuto «inverosimile» la sua versione considerando i messaggi che lei gli inviava e che in uno era scritto «sei mio». C'erano anche dei video senza veli. A presentare le denuncia erano stati i genitori della ragazza. 

«Una sentenza che ci riporta indietro di 30 anni: ancora una volta non si crede ad una ragazza, la si accusa di aver provocato. Il 'lei ci sta' diventa prova contro la sua parola, si sostiene sia stato il suo comportamento a legittimare la condotta di un uomo adulto», è il commento dell'avvocata Maria Teresa Manente, Responsabile dell' Ufficio legale di Differenza Donna.

«Le dinamiche che apprendiamo dai media - sottolinea Elisa Ercoli presidente di Differenza Donna - ci raccontano di una prassi di adescamento sui social o su sistemi di instant messaging, di cui spesso le ragazze giovanissime cadono vittime. Il loro iniziale 'stare' in quella relazione violenta non significa il loro consenso a situazioni in cui si troveranno coinvolte. Non avere da parte delle Istituzioni la comprensione delle dinamiche che si realizzano per responsabilità di uomini adulti contro giovanissime donne è una reale violenza istituzionale, ossia quella violenza che interviene quando le istituzioni, pur riconoscendo la violenza, la derubricano a conflitto o consenso».

(Unioneonline)

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