“Reperto numero 33”. Così fu classificata, nel 2007, l’impronta di un palmo di una mano trovata vicino al corpo di Chiara Poggi, sulla parete destra che sovrasta le scale che portano alla taverna della villetta di Garlasco.

Era vicina all’impronta di un pollice di Marco Poggi, fratello della vittima.

La traccia è una delle 56 già repertate ai tempi del delitto e allora ritenuta dal Ris priva di sangue e illeggibile, ma che inquirenti e investigatori nei mesi scorsi hanno deciso di riesaminare con nuove tecniche scientifiche ed è risultata appartenere ad Andrea Sempio, amico di Marco Poggi indagato nella nuova inchiesta sul delitto di Garlasco.

L'impronta, si legge in una nota del procuratore di Pavia Fabio Napoleone, «è stata lasciata dal palmo destro di Andrea Sempio per la corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche». La traccia, precisa il procuratore, è stata analizzata «alla luce della nuove potenzialità tecniche a disposizione, sia hardware che software».

L’ennesimo colpo di scena in una giornata, quella di ieri, in cui si aspettava una svolta dall’interrogatorio di Sempio, che non si è presentato dai pm contestando un vizio procedurale nella convocazione.

I pm sono andati anche a rivedere un’informativa del 2020 in cui si affermava che è «logico-fattuale» che quell’impronta «appartenga all’assassino».

Ed è proprio in base a questa deduzione, corredata da altri elementi, che ieri sono stati convocati dai pm, per audizioni separate e in contemporanea, Sempio, Alberto Stasi e Marco Poggi. Se il primo non si è presentato, gli altri due sì e hanno risposto alle domande, dalle quali è spuntato questo importantissimo indizio che riscriverebbe la storia del delitto collocando Sempio sulla scena del crimine.

La difesa del 37enne sostiene però che quell’impronta non sia sufficiente a collocarlo sulla scena del crimine. Andrea Sempio «ha frequentato ogni angolo della casa, tranne la camera da letto dei genitori di Chiara e di Marco», compresa, dunque, la taverna e le scale in fondo alle quali venne trovato il corpo di Chiara Poggi e dove, sulla parete destra, è stata repertata l'impronta, spiega l'avvocata Angela Taccia, che assiste Sempio assieme al legale Massimo Lovati.

A quanto si apprende, è possibile che nelle nuove indagini sull'omicidio di Garlasco vengano effettuate anche analisi per individuare eventuali tracce di sangue nell'impronta.

Accanto all’impronta, altri sono gli elementi raccolti che fanno sospettare di Sempio, sebbene lui abbia sempre proclamato la sua innocenza. Si inizia dal Dna estrapolato dalle unghie di Chiara, un tempo anonimo e che le analisi effettuate gli scorsi due anni, sia da parte della difesa di Stasi sia da parte dei pm, attribuiscono a lui. Su quel profilo ci saranno nuovi esami nell'ambito di un incidente probatorio disposto dal gip pavese Daniela Garlaschelli, che rigaurderà anche l'impronta del suo palmo.

Poi ci sono le tre chiamate sospette al telefono fisso di casa Poggi giustificate dall'amico di Marco Poggi come tentativi di contattare il fratello di Chiara perché non ricordava se fosse o meno già partito per le vacanze in Trentino. Ma, questa la convinzione degli inquirenti, è improbabile che Sempio non sapesse, visto che era stato con Marco Poggi proprio la sera prima che quest’ultimo partisse. 

Ancora, le presunte incongruenze sullo scontrino del parcheggio a Vigevano del 13 agosto 2007 e consegnato agli inquirenti un anno dopo, quasi volesse precostituirsi un alibi. 

Tutte cose che già si sapevano, ma ce ne sono altre due che sono assolute novità. Dei manoscritti di Sempio trovati nella spazzatura lo scorso febbraio e sequestrati, alcuni dei quali sembrano avere a che fare con il delitto. In uno in particolare, che ha attirato l’attenzione degli inquirenti, Sempio avrebbe scritto: «Ho fatto cose talmente brutte che nessuno può immaginare».

Infine, gli investigatori hanno scoperto che all’epoca del secondo interrogatorio di Sempio, quello in cui nel 2008 mostrò lo scontrino del parcheggio, le cose andarono diversamente da come fu messo a verbale. Il ventenne accusò un malore di fronte alle domande dei carabinieri e fu chiamata un’ambulanza, i pm hanno avuto conferma di questa circostanza dai soccorritori. Un intervento di 40 minuti, poi Sempio si era ripreso. Ma nessuno lo aveva mai riportato nel verbale.

(Unioneonline/L)

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