Dai dazi americani alla perdita dell’illusione di poter esercitare un peso geopolitico fondato esclusivamente sulla propria forza economica. Per anni l’Unione Europea ha creduto che la sua dimensione – un mercato di 450 milioni di consumatori – fosse sufficiente a garantire influenza nelle relazioni internazionali e nei rapporti commerciali. «Il 2025 sarà invece ricordato come l’anno in cui questa convinzione è definitivamente evaporata». Ne è convinto l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi nel suo intervento al Meeting di Rimini. «Abbiamo dovuto rassegnarci - spiega - ai dazi imposti dal nostro più grande partner commerciale e alleato di antica data, gli Stati Uniti. Siamo stati spinti dallo stesso alleato ad aumentare la spesa militare, una decisione che forse avremmo comunque dovuto prendere - ma in forme e modi che probabilmente non riflettono l'interesse dell'Europa».

«L'Unione Europea – ha spiegato Draghi – nonostante abbia dato il maggior contributo finanziario alla guerra in Ucraina, e abbia il maggiore interesse in una pace giusta, ha avuto finora un ruolo abbastanza marginale nei negoziati per la pace». Il tutto mentre la Cina ha sostenuto apertamente lo sforzo bellico della Russia, non considerando l’Europa come un partner alla pari e «usando il suo controllo nel campo delle terre rare per rendere la nostra dipendenza sempre più vincolante». L’Unione è stata spettatrice anche quando «i siti nucleari iraniani venivano bombardati» e durante l’intensificazione del «massacro a Gaza».  

Per Draghi questa lunga lista di eventi ha «fatto giustizia di qualunque illusione che la dimensione economica da sola assicurasse una qualche forma di potere geopolitico». Situazine che dunque non deve sorprendere davanti all’aumentato scetticismo nei confronti del’Ue. Ma qual è veramente l’oggetto di questo scetticismo? «Non è a mio avviso uno scetticismo nei confronti dei valori su cui l'Unione Europea era stata fondata: democrazia, pace, libertà, indipendenza, sovranità, prosperità, equità» e «la protezione sociale, noi abbiamo un sistema di social welfare probabilmente il più sviluppato al mondo». Le perplessità riguardano piuttosto «la capacità dell'Unione Europea di difendere questi valori».

(Unioneonline/v.f.)

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