Non una rivale in amore. Una giovane donna, come Giulia, manipolata da Alessandro Impagnatiello. Ed è stata proprio lei con la sua testimonianza ad incastrare il barman 30enne arrestato per l’omicidio della compagna incinta di sette mesi.

L'altra donna, una 23enne italo-inglese collega di Alessandro, si era “preoccupata” perché non riusciva a contattare Giulia Tramontano. La sera di sabato, verso le 23.30, aveva chiesto notizie ad Alessandro: lui le ha detto prima che si “trovava a letto a dormire”, poi che “avrebbe passato la notte da un’amica”.

Giulia però era già morta. «Gli ho chiesto di farmi vedere se effettivamente in casa non ci fosse Giulia (con una videochiamata, ndr) e lui con il telefono ha ripreso solo la camera da letto ed il soggiorno ove effettivamente non vi era la presenza di Giulia», ha messo a verbale la teste, che ha raccontato anche di quando quel pomeriggio di sabato lei e Giulia si sono «confidate e abbiamo convenuto che Alessandro ci avesse mentito a entrambe».

Quando Giulia era già morta dal suo telefono arrivarono, scritti da Impagnatiello, una serie di messaggi all'altra donna, tra le 20.30 circa e le 21.52, con scritto «non sono stata pienamente sincera con te», «io ti ringrazio ma lasciami in pace ora», «ho le mie faccende a cui devo badare».

La 23enne le aveva scritto alle 20.29 per chiederle se fosse "tutto ok" quando era rientrata a casa a Senago e dopo le 22 le aveva mandato anche un altro messaggio: «Voglio sapere solo che stai bene».

L’indomani l’atroce sospetto si è fatto ancora più concreto: «Ho incontrato Alessandro sul luogo di lavoro e ho visto fuoriuscire dal suo zaino dei guanti in lattice di colore azzurro».

La stessa 23enne italo-inglese era talmente preoccupata della sorte di Giulia che aveva deciso anche di contattare via Facebook la sorella della vittima. Come messo a verbale da Chiara Tramontano, sorella di Giulia, la donna le aveva raccontato dell’incontro che le due avevano avuto e che poi Giulia «sarebbe tornata a casa per confrontarsi con Alessandro». Le aveva riferito anche di quei «messaggi strani arrivati sul suo telefono».

Forse Alessandro voleva uccidere anche lei. La sera stessa in cui ha accoltellato a morte Giulia, il 30enne si è presentato alla porta di casa della ragazza italo-inglese: «Non gli ho aperto, avevo paura, non sapevo che fine avesse fatto Giulia e di cosa lui fosse capace».

(Unioneonline/L)

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