Attentati a raffica, intimidazioni e minacce. Rosanna Fiori era da tempo sotto assedio e sapeva benissimo perché. Volevano farla sgombrare, impadronirsi dell'azienda, sostituirsi a lei. Si era circondata di arzanesi (che le avrebbero fatto da scudo, dicono gli inquirenti) e si copriva le spalle. Da chi?

Non era riuscita a capirlo, ma aveva cominciato a raccontare tutto agli inquirenti prima che i suoi carnefici le chiudessero la bocca, per sempre. La svolta, clamorosa, nell'inchiesta sull'omicidio, ha indotto la Procura a pensare che i mandanti siano una ex dipendente, Daniela Depau, di Villanova, e il suo compagno Flaviano Stochino, di Tortolì, contabile di Barbagia Flores. La coppia avrebbe assoldato come killer Marcello Ladu, big della criminalità ogliastrina, e Marco Serra, un disoccupato di Villanova.

Dalle 116 pagine dell'atto di conclusione delle indagini preliminari firmato dal pm Domenico Fiordalisi, affiora il verbale dell'ultimo interrogatorio reso dall'imprenditrice cagliaritana, il 13 aprile del 1999. «Pur non avendo elementi certi», aveva detto, «l'unica idea che mi sono fatta è che tali attentati erano motivati dalla volontà di ignoti di allontanarmi dalla ditta per poter avere qualcuno il controllo della stessa. Non posso dire chi ci sia dietro queste azioni delittuose. La mia idea è che qualcuno voglia appropriarsi della ditta, ora che è stata avviata con una spesa di oltre trenta miliardi, proprio perché noi spaventati ed esasperati dovremmo essere disponibili a svendere ad un prezzo molto più basso del suo reale valore». Allergica ai sindacati e alla mediazione, donna tutta d'un pezzo, aveva accusato i sindacati di utilizzare lo sciopero come arma impropria. Non per rivendicare il riconoscimento dei diritti dei lavoratori, ma per defenestrare lei. «Altro fatto emblematico di questa mia certezza del tentativo di allontanarmi dalla ditta - aveva continuato Rosanna Fiori davanti agli ufficiali di polizia giudiziaria che la interrogavano - è lo sciopero di alcuni giorni fa. Quando sono stata avvertita dello sciopero in atto, io ero a Verona, ho parlato telefonicamente con una sindacalista. La stessa mi ha aggredito dicendomi, alla mia richiesta del motivo dello sciopero, che lei non era tenuta a dirmi nulla e che mi sarei accorta dopo alcuni giorni dei fatti. Preciso che tale sciopero ho saputo era motivato dal mancato pagamento di due stipendi. Pur essendo vera tale circostanza avevamo comunicato con fax che gli stipendi erano in arrivo prima dello sciopero, alcuni giorni prima. Il Mura (dirigente aziendale, ndc ), chiesto di spiegare il fatto, ha detto che non aveva ritenuto opportuno comunicare ai dipendenti di detto fax neanche quando erano entrati in sciopero. Come detto tale sciopero non aveva senso se non quello di mettere in crisi l'azienda».

La signora delle serre, con la sua deposizione, aveva già messo gli inquirenti sulla strada giusta. Otto anni dopo il suo omicidio la Procura ritiene di aver trovato conferma di quel movente. Di più: sostiene che a volere il delitto furono due dipendenti dell'azienda, disposti ad assoldare due killer perché lo commettessero. Uno dei presunti sicari, Marco Serra, in un interrogatorio si è accusato di aver scritto un cartello di minacce contro la signora e ha sostenuto di aver ricevuto il mandato a uccidere da Daniela Depau: «Eravamo solo io e Daniela alle serre - si legge nel verbale - e Daniela mi ha chiesto se sparavo alla signora Fiori con un fucile. Ma io ho detto di no». Serra mente sul punto? Oppure il suo era davvero un gran rifiuto, come sostiene la difesa che ha espresso riserve sulla genuinità della deposizione di Serra, rilasciata in presenza di un avvocato d'ufficio?

TONIO PILLONCA
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