C’è chi a 17 anni sta ancora litigando con la matematica. E poi c’è Leonardo Tronci di Quartucciu, che ha appena preso a calci la retorica del “giovane talento” piazzandosi terzo in una gara mondiale di intelligenza artificiale.

Organizzato da Eventornado, con il supporto di Fifty Is Nifty, AiKidzAcademy e VeavAI.com, il Future Minds AI Hackathon rappresenta una delle più sfidanti competizioni per giovani talenti globali nel settore dell’AI. E lì, Leonardo, zitto zitto, unico italiano in finale, ha convinto la giuria con una creatura ibrida: PawPal AI, un cucciolo digitale che non fa le fusa, ma ti salva nei giorni no.

PawPal, infatti, ascolta i bambini. Li accompagna nei momenti bui, li aiuta a gestire ansia e solitudine e lo fa con la leggerezza di un avatar ma la precisione di un algoritmo costruito bene. Nessun effetto wow, nessun razzo sulla luna: solo empatia progettata con metodo. Ed è proprio questo che ha fatto innamorare la giuria: la capacità di parlare un linguaggio nuovo su un problema molto vecchio: la fragilità mentale dei minori.

«Un sistema intelligente di supporto emotivo pensato per migliorare la qualità della vita dei bambini. Un progetto con forti basi scientifiche e un impatto sociale concreto e una soluzione innovativa che dimostra una comprensione profonda dei problemi legati all’infanzia e alla salute mentale», così la giuria ha definito il progetto di Leonardo Tronci.

«Un giorno stavo guardando la mia gatta, Baghera, e mi sono chiesto: "E senza di te come farei?” Poco dopo, mentre “scrollavo” online, ho scoperto questa gara che incentivava l’uso dell’intelligenza artificiale per il benessere dei ragazzi».E così perché non provare? «Ho iniziato a sviluppare l’idea, pensando a un modo per offrire supporto emotivo alle persone che si sentono sole, proprio come fa un animale domestico: così che è nato PawPal AI!»

Leonardo, studente al quarto anno del liceo classico europeo del Convitto di Cagliari, ha superato tutte e tre le fasi della competizione. Dalla proposta tecnica alla revisione, fino al pitch video finale: ogni step ha portato il suo nome più vicino al podio. E quando ci è salito, ha dimostrato che l’innovazione non ha bisogno di frasi ispirazionali, ma solo di idee utili, urgenti e ben pensate.

«Salire sul podio è stata un’emozione incredibile! Non me lo aspettavo, ma ci speravo, perché ho lavorato sodo sul progetto, coinvolgendo anche professionisti sanitari per raccogliere feedback reali dai loro pazienti», dice il diciassettenne entusiasta, «Quando mi hanno detto di essere sul podio, con otto ore di ritardo rispetto alla comunicazione ufficiale a causa del fuso orario, mi sono emozionato: sapere di aver rappresentato l’Italia e che il mio progetto è stato apprezzato sia per il valore medico che sociale mi rende davvero orgoglioso».

Ah e nel tempo libero fa volontariato. Ma questo non è un dettaglio per abbellire la storia: è parte dello stesso modo di stare al mondo. Non da “genio precoce”, ma da persona consapevole che la tecnologia senza etica è solo rumore.

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