È polemica sugli aiuti in favore della Tunisia che in due anni porteranno all'immissione "a dazio zero" nel mercato dell'Unione europea di altre 70 tonnellate di olio di oliva (35mila nel 2016 e altrettante nel 2017) provenienti dal Paese nordafricano, oltre alle 56.700 già previste da un precedente accordo.

La misura d'emergenza approvata ieri dal Parlamento europeo, che rischia però di penalizzare i produttori italiani e sardi in particolare, è stata presa "per aiutare uno dei pochi Paesi che dopo la Primavera araba ha davvero raggiunto una transizione democratica", come ha spiegato la relatrice Marielle de Sarnez.

"La Tunisia - ha aggiunto l'europarlamentare francese - è stata il bersaglio di attacchi terroristici proprio perché è sulla strada per il consolidamento della propria democrazia. Questi attacchi hanno avuto un terribile impatto sul settore turistico e sull'economia in generale, in un periodo di grave crisi economica. Vogliamo che la Tunisia ce la faccia e dobbiamo aiutarla con misure concrete che promuovano subito la sua economia".

MISURE CORRETTIVE - Varate anche alcune misure correttive rispetto alla proposta originaria: l’obbligo di tracciabilità delle merci, affinché l'esenzione dai dazi si applichi solo all'olio d'oliva effettivamente prodotto in Tunisia, e la cancellazione della possibilità di prolungare le misure d'emergenza oltre il periodo di due anni. Inoltre il Parlamento ha inserito la richiesta alla Commissione di presentare una valutazione intermedia dell’impatto sul mercato Ue. Aggiustamenti che non hanno però tranquillizzato i produttori italiani e la Coldiretti.

L'ALLARME DI COLDIRETTI - "È un grave errore", ha affermato senza mezzi termini il presidente nazionale della Coldiretti Roberto Moncalvo, che sottolinea come nel 2015 in Italia sono quadruplicate le frodi nel settore degli oli e dei grassi con un incremento record del 278% rispetto all'anno precedente del valore dei sequestri di prodotti adulterati, contraffatti o falsificati. "Un fenomeno a cui non è certo estraneo il fatto che nel 2015 sono aumentate del 481% le importazioni dell'olio di oliva della Tunisia per un totale record di oltre 90 milioni di chili", ha sottolineato Moncalvo.

I PRODUTTORI SARDI - Preoccupazione condivisa da Battista Cualbu, presidente della Coldiretti sarda. "Il principio di aiutare un Paese come la Tunisia può essere accettato - spiega - ma a patto che siano tutelati i produttori sardi e soprattutto il consumatore finale".

"Ciò che ci preoccupa è la qualità dell'olio che finisce sulle nostre tavole - prosegue -, va tenuta una rigorosa tracciabilità in modo da non confondere il consumatore sulla reale provenienza del prodotto: al momento dell'acquisto si deve sapere bene da dove arriva. Noi promuoviamo e tuteliamo la biodiversità degli oli d'oliva prodotti in Sardegna che non possono certo subire la concorrenza sleale e ingannevole di prodotti di qualità nettamente inferiore. Chiediamo, anzi pretendiamo, massima trasparenza e legalità".

I NUMERI NELLA NOSTRA ISOLA - Allarme massimo dunque, anche se al momento è difficile stimare l'impatto che la misura avrà sulle 34mila aziende olearie sarde che producono in media 85.000 quintali di olio all'anno da un superficie di 39mila ettari di oliveti (il 43,5% dei quali si trovano nelle province di Sassari e Nuoro, il 31,5% in quelle di Cagliari e Oristano e il 25% nel resto dell'Isola). Aziende sarde che tra l'altro sono in media di piccole dimensioni - la metà lavora infatti su terreni di estensione inferiore ai due ettari e solo il 13% possiede uliveti di oltre 10 ettari - il che le obbliga a puntare tutto sulla qualità.
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