Una raccolta fondi per respirare a pieni polmoni. Quello di Riccardo Pusceddu, ragazzo transgender di 23 anni, è un desiderio apparentemente semplice ed essenziale ma che necessita del sostegno di un'Isola intera per poter divenire realtà. «Sono nato in un corpo femminile che non mi è mai appartenuto: da anni uso fasce che stringono il petto per appiattire il seno, fasce che tolgono il respiro», racconta. Ma in Italia i tempi per una mastectomia sono troppo lunghi. La soluzione è all'estero ma è distante una valigia da riempire, un volo per superare il mare e seimila euro per poter, finalmente, riprendere fiato.

La storia

La sensazione di essere custodito in un corpo che non rispetta la sua identità interna c'è sempre stata. «Già dall'asilo avevo vissuto una serie di disagi nel relazionarmi con le persone. Per molto tempo sono stato solo, non riuscivo ad avere amici: ho provato a cambiare atteggiamento, a vestirmi più femminile, a cercare un punto di incontro la realtà, ma la sentivo imposta, non mia». Una decisione che ha determinato un crollo mentale. «Non stavo bene, ho iniziato a soffrire di attacchi di panico tanto da costringermi a lasciare la scuola; poi però, durante l'ennesima notte insonne, quattro anni fa seguire sui social la storia di un ragazzo transgender mi ha aiutato a capire che io, volevo essere un uomo». Un fiume di lacrime, asciugate dall'amore di mamma e papà: «Mi hanno compreso subito: mamma mi disse che lo sapeva già, e che la mia felicità era la sua felicità; babbo iniziò a chiamarmi mio figlio».

Nuovo inizio

Il 26 novembre 2019 Riccardo, col sostegno di una psicologa ed endocrinologa, inizia la terapia mascolinizzante con testosterone. «I primi tre mesi sono stati difficili - racconta - gonfiore, sbalzi d'umore; poi una mattina mi sono guardato allo specchio ed è stato strano, mi sono visto uomo e dopo anni ho pensato: ora mi riconosco». La gioia davanti al lento mutare del suo aspetto esteriore viene però frenata alla vista del seno, per la quale rimozione urge una mastectomia. «Il percorso burocratico italiano è però molto lungo, il nostro purtroppo è l'unico Paese in tutta l'Europa occidentale che prevede una sentenza ed il permesso da un giudice per eseguire le operazioni base, poi ci sono le lista d'attesa, di conseguenza stiamo parlando di anni aspettative e indugi».

La raccolta fondi

L'idea di dover aspettare diversi anni prima di riuscire a guardarsi allo specchio sentendosi finalmente Riccardo, ha spinto il giovane a cercare un'altra via: «La mia è una famiglia umile che non può aiutarmi economicamente ad essere me stesso fisicamente, per questo ho scelto di organizzare una raccolta fondi». Al momento sulla piattaforma di Gofundme nella raccolta dedicata alla "rinascita di Riccardo" ci sono 1400 euro e 92 donazioni. A mancare sono 4600 euro, utili a Riccardo per «indossare la mia maglietta preferita senza aver paura di cosa ci possa essere sotto, ma soprattutto», conclude il giovane, «per respirare a pieni polmoni la mia libertà».

Lisa Ferreli

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