Saranno i giudici della Corte d'Assise d'Appello a dover riprendere in mano le carte relative all'efferato omicidio di Federica Madau, la giovane mamma di Iglesias uccisa la sera del 2 marzo 2017 da Giovanni Murru, dal quale si stava separando.

Il processo di primo grado si era concluso con la condanna a trent'anni di reclusione, effetto dello sconto di un terzo della pena, per la scelta del rito abbreviato.

Il difensore dell'uomo - l'avvocato Gianfranco Trullu - ha presentato ricorso contro il dispositivo pronunciato lo scorso 22 giugno dal giudice Ermengarda Ferrarese.

Il nuovo procedimento giudiziario inizierà venerdì prossimo e in aula ci saranno anche i legali che rappresentano i familiari della giovane vittima: gli avvocati Annarella Gioi, Duilio Ballocco e Alessandra Ibba. L'avvocato di Murru si è opposto fin dall'inizio all'aggravante della premeditazione e chiede la rinnovazione dell'istruttoria con una nuova perizia, facendo leva su una condizione di infermità mentale dell'assassino.

Proprio la premeditazione ha ricoperto un ruolo decisivo nella conclusione del processo di primo grado: nelle motivazioni della sentenza c'è la ricostruzione minuziosa e sconvolgente della tragedia. Per il giudice non c'è stato nulla che potesse ricondurre l'omicidio di Federica Madau a un gesto d'impeto.

Murru aveva programmato nei dettagli il delitto della moglie, di undici anni più giovane: la telefonata perché andasse da lui a riprendere le figlie, il coltello tipo "Rambo" lasciato sul pianerottolo in attesa dell'arrivo di lei, le bambine rinchiuse nella stanza da letto.
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