L’incubo del tumore raccontato sotto forma di favola, per dar forza e coraggio alle figlie ma anche a se stessa. Questa la strada scelta fatta, dopo notti insonni, da Irene Fallo, 41 anni di Iglesias, biologa nutrizionista, per affrontare un percorso impervio quanto inaspettato.

Il percorso

La diagnosi è arrivata all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, a inficiare certezze, prospettive e progetti per il futuro. «Quando l’anno scorso ho saputo di avere un tumore al seno mi è caduto il mondo addosso. racconta - Il primo pensiero è andato alle mie due bambine, che allora avevano rispettivamente 10 e 8 anni: come spiegare loro quello che mi stava accadendo senza però spaventarle?». Poi l’idea della favola: «Ho chiamato con il nome di Efisio il mio male, raffigurandolo come un diavoletto che si era intrufolato nel mio corpo e, giorno per giorno, inventandomi ogni volta una storia diversa, sto riuscendo ad affrontare positivamente questo difficile capitolo della mia vita. Devo dire che tutto ciò, oltre a tranquillizzare le mie bambine è servito a me stessa per darmi la consapevolezza e la forza necessarie a combattere il mio male e non darla vinta a Efisio».

Il diario

Sulla scia di questa idea è nata la pagina Facebook “Il diario di Irene - viaggiando oltre i confini" - nella quale Irene pubblica, con cadenza quasi giornaliera e con spirito ironico, leggero ma anche riflessivo e coinvolgente, la sua battaglia personale contro il male e le avventure nella realtà non sempre perfetta della sanità pubblica. «Mi sono resa conto che raccontare quello che mi accade, anche dipingendolo a tinte allegre e a volte metaforiche, mi fa stare meglio e mi è di supporto nei momenti più difficili. Allo stesso modo ho piacevolmente realizzato che ciò che scrivo nel mio diario personale, è stato d’aiuto anche regalando un solo sorriso ad altre persone». L’iniziativa di Irene, infatti, non è fine a se stessa ma vuole essere uno sprone a coloro i quali, trovandosi in condizioni simili, tendono a chiudersi in se stessi peggiorando la situazione di salute e rendendo più lungo, difficoltoso e complicato il ciclo terapeutico. «Occorre parlare, parlare e ancora parlare. È inutile e dannoso portarsi silenziosamente appresso i propri dolori, affanni e problemi, non solo di salute fisica ma anche e soprattutto mentale».

Il messaggio

L’importante messaggio di Irene è infatti è proprio questo: non isolarsi e non aver paura di raccontare le proprie vicissitudini e, nel caso sia necessario, chiedere aiuto. Ci si salva facendo rete comune, supportandosi a vicenda e, anche, mettendo a nudo le proprie fragilità ed esperienze. «Il mio auspicio è che questa mia forma di comunicazione possa essere d’aiuto ad altre persone. La mente svolge un ruolo importante: affrontare la malattia in maniera positiva è sicuramente d’aiuto e di complemento nelle terapie farmacologiche. Il mio sogno è quello di vedere affiancato a ogni reparto oncologico un team di medici psicologi per il percorso di guarigione».

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