Nessun centro, al momento, è stato in grado di fornire la particolare assistenza infermieristica di cui ha bisogno. Tranne, ovviamente, l'ospedale Sirai di Carbonia che continua ad ospitarlo benché il paziente sia stato ormai dichiarato idoneo alle dimissioni. Essam Guechectte, è il 36enne algerino che il viaggio della speranza, in un barcone approdato la mattina dello scorso 11 luglio con una decina di migranti, l'ha fatto in sedia a rotelle.

L'ODISSEA - Ha viaggiato in prevalenza costretto in spazi angusti sul fondo dell'imbarcazione e ha affrontato la traversata nonostante fosse immobilizzato a una gamba e in preda ad ulcere per via di un incidente.

A gestire questa situazione complicata, oltre che la Prefettura, è il direttore generale del Sirai, Sergio Pili, a cui i medici del comparto Medicina - dove il giovane nord africano è ricoverato - sottopongono da giorni un problema logistico: in reparto (32 posti letto) potrebbe, molto presto, servire posto e l'algerino potrebbe seguire la convalescenza in altre strutture. Il "dove" è un mistero ancora tutto da chiarire.

L'OSPEDALE - "Ovvio che umanamente parlando il paziente resta qui fino a quando - spiega il manager - non si individua una soluzione che potrebbe essere il suo collocamento in una residenza sanitaria, posto che al momento nessun centro di accoglienza migranti è sembrato attrezzato per fornire le particolari attività infermieristiche assistenziali".

Ma quanto potrà perdurare la situazione? "Si dovrebbe procedere quanto prima con le Rsa".

Il nosocomio attende indicazioni dalla Prefettura la quale conferma che conosce il caso, che è impegnata a risolverlo a breve e che in episodi come questi in effetti la procedura prevede di rivolgersi anche a residenze dotate di assistenza infermieristica. La Prefettura sta anche valutando in quale stato giuridico inquadrare l'algerino.

IL GIOVANE - Nel frattempo Essam resta al Sirai (dove la presenza di un medico di origini egiziane facilita la comunicazione) e ogni tanto riceve la visita del fratello Kassim, a sua volta nel Sulcis dallo scorso 11 luglio.

Erano partiti da Hannaba con un'imbarcazione dotata di un potente motore: "L'ho fornito io pur di pagarmi il viaggio - ha raccontato Essam dal suo letto di degenza - in Algeria facevo il corallaro ma non avevo più lavoro. Ma al viaggio non potevo rinunciare".

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