Scuole sarde, l’allarme delle Acli: «Caldo, strutture insicure e dispersione»
Una ricerca mette nero su bianco i limiti strutturali e sociali dell’istruzione isolanaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Settembre non è solo il mese del ritorno sui banchi. In Sardegna, quest’anno, coincide con un campanello d’allarme che suona più forte del solito: classi che riaprono tra l’afa delle ondate di calore, edifici scolastici spesso privi delle certificazioni di sicurezza e un futuro per i giovani che continua a restare appeso a un filo.
A lanciare l’allerta è una ricerca delle Acli Sardegna, che mette nero su bianco i limiti strutturali e sociali dell’istruzione isolana.
La prima miccia è il calendario scolastico. Se da un lato l’associazione dei docenti Anief parla di “assurdità” nel far tornare gli studenti in classe a metà settembre, con temperature ancora roventi, dall’altro le famiglie – sostenute dal Codacons – non ci stanno: tre mesi di vacanza pesano già troppo, tra costi dei centri estivi e difficoltà di conciliazione con il lavoro. Posticipare a ottobre, dicono, sarebbe un colpo finale per chi non ha reti di sostegno.
Ma a preoccupare di più è lo stato delle scuole. Le Acli richiamano i dati elaborati da Tuttoscuola su fonti ministeriali: il 90% degli edifici italiani non è in regola con almeno una certificazione di sicurezza. La Sardegna è fanalino di coda: solo il 14,2% delle scuole dispone del certificato di agibilità, penultima regione dopo il Lazio.
A Sassari, il record: 347 scuole senza certificato, seguite da Sulcis-Iglesiente (305), Cagliari (242) e Oristano (143). Situazione simile per i collaudi statici, assenti in 872 plessi, e per i certificati antincendio, presenti appena in 93 casi su oltre mille istituti.
Il quadro non si ferma alle mura scolastiche. I giovani tra 0 e 19 anni nell’isola sono oggi 220.457, appena il 14% della popolazione, contro i 303.795 del 2005. Vent’anni dopo, la Sardegna ha perso 4 punti percentuali di under 20. Tra loro, 131.282 hanno tra i 6 e i 16 anni, soggetti all’obbligo scolastico: un calo di 3.800 ragazzi in un solo anno.
Sul fronte della frequenza, qualche dato incoraggiante arriva dagli asili: quasi il 46% dei bambini sotto i 2 anni frequenta il nido, percentuale sopra la media nazionale. Ma già alle superiori il sistema si inceppa. L’abbandono scolastico resta alto: 14,5%, contro il 9,8% italiano.
Anche le competenze restano insufficienti: secondo gli ultimi Invalsi, uno studente sardo su due non raggiunge i livelli minimi di italiano e matematica.
Il divario si acuisce nella formazione avanzata. Tra i 25 e i 34 anni, solo il 25,6% possiede una laurea, contro il 31,6% della media italiana. Ancora peggio il tasso di occupazione giovanile: 27,8% contro il 34,4% nazionale.
I NEET – giovani che non studiano e non lavorano – restano al 17,8%, più alti della media nazionale.
«La nostra ricerca – spiegano dalle Acli Sardegna – evidenzia un sistema scolastico che paga ritardi strutturali e culturali, e che rischia di lasciare troppi ragazzi ai margini». Un allarme che mette insieme clima, edilizia, dispersione e mercato del lavoro. La sfida, dicono, non è solo costruire scuole sicure, ma garantire ai giovani competenze e opportunità all’altezza delle sfide nazionali ed europee.