La Sardegna, oramai maglia nera emerita della dispersione scolastica in Italia, ha sofferto ancora di più in questi due anni di pandemia, con migliaia di ragazzi tagliati fuori perché senza connessione internet o senza computer.

La recente indagine Eurispes, su un campione di studenti (694) di scuole medie e superiori, dà l'idea del disastro generazionale che condiziona il presente e il futuro dell'Isola: il 36,4% dei ragazzi ha dichiarato che “almeno uno o due compagni hanno smesso di frequentare le lezioni online durante la prima ondata della pandemia”, e il 21,2% ha detto che “sono stati diversi” i compagni che hanno abbandonato la scuola.

I dati ufficiali della dispersione scolastica sono soltanto la punta dell'iceberg: il 23% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni ha lasciato il corso di studi nel primo biennio delle superiori, il che significa che in tasca ha solo la licenza di scuola media. Se si tiene conto che in quella fascia d'età la Sardegna conta poco meno di 140mila giovani, sono oltre 30mila.

Un dato, spiega Massimo De Pau, presidente dell'Anp, l'associazione dei presidi, “che però non corrisponde alla reale situazione: i numeri sono ben peggiori perché c'è anche la quota occulta di studenti che non raggiunge i livelli base di competenza. Cosa significa? Che, per esempio, non riescono nemmeno a fare una semplice operazione alle Poste”.

IL RACCONTO – Tutti i giorni la scuola fa i conti con i ragazzi che lasciano i banchi, abbandonano gli studi, e dopo che sono usciti difficilmente si riesce a recuperarli. Come Domenico Deplano che ha lasciato il suo paese, Esterzili, a soli 14 anni per studiare a Cagliari. Prima si è iscritto all'Ipsia, al terzo anno si è trasferito al Meucci, ma con l'arrivo della pandemia e della didattica a distanza ha abbandonato la scuola.

"Ero in quarta, quando è arrivato il coronavirus stavo ripetendo l'anno per la seconda volta, non avevo più tanta voglia, ma forse la didattica a distanza e tutte le conseguenze della pandemia hanno condizionato la mia scelta”. Aggiunge: “Non avevo più stimoli: ho messo i libri in una scatola e ho smesso di seguire le lezioni” quindi “sono tornato a Esterzili e ho iniziato a tagliare legna. L'anno scorso mi sono iscritto alla Coldiretti e ho aperto la partita Iva: sto creando la mia piccola azienda agricola che unirò all'agriturismo dei miei genitori, ho tante idee da mettere in pratica. Ora ho in mente questo progetto, voglio impegnarmi per portarlo avanti, quando sarò ben sistemato e la mia azienda sarà avviata, a tempo perso potrei forse pensare di riprendere gli studi e concludere, ma sicuramente nei miei programmi non c'è la laurea”. 

(Unioneonline)

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