«Viviamo di nuovo in macchina»: a Sassari la protesta dei rom sgomberati da Piandanna
Alcuni non hanno più una casa: martedì incontro in Prefettura per discutere del loro futuroPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Prove tecniche di integrazione. A Sassari le famiglie di etnia khorakané, sgomberate dal campo rom di Piandanna nel 2022, tentano di inserirsi nel contesto cittadino abitando le case i cui affitti vengono pagati dal Comune. Ma nei giorni scorsi è salita la tensione perché alcuni non avrebbero di nuovo un tetto sotto la testa e il Sunia, sindacato degli inquilini in via Pascoli, ha ospitato il faccia a faccia. Il condizionale è d’obbligo su quanto verrà riferito, per la difficoltà di districarsi tra informazioni vere e “caricate”.
«Stiamo vivendo in auto», riferisce uno di loro, a patto dell’anonimato perché ha paura dei servizi sociali. «Io, mia moglie e i miei figli bambini». Nel periodo precedente, sostiene, avrebbero vissuto in un Bed & Breakfast il cui costo era di 6.000 euro mensili. «Ora dal Comune ci hanno detto di aver finito i soldi», conclude. Le famiglie hanno tutte, in generale, dai 4 figli in su e richiedono spazi adeguati. «Noi ci troviamo in via Sant’Apollinare in 60 mq», dichiara un altro, «dove ho tolto tutta la spazzatura che c’era e mi hanno multato». Lui è uno di quelli che ha fatto il giro di Sassari per cercare sistemazione, inclusa via Rockfeller, da cui si era allontanato anche in seguito alla protesta dei residenti.
Poi c’è chi a 26 anni ha già 6 figli e ora si trasferirà a Chiaramonti in due case attaccate, o un altro, che non vuole riferire l’età, ma è padre di 9 figli «che si trovano in comunità protetta con la madre». Lo scenario non è dei più rosei, perché i contributi dell’amministrazione comunale non saranno infiniti e fungono solo da invito e sollecito all’autonomia dei rom. «Noi non possiamo permetterci affitti da 600 o 800 euro», dichiarano tutti, «che ne sarà di noi dopo?» Anche perché, delle sette famiglie incontrate, soltanto un uomo avrebbe un impiego da ambulante in autonomia.
«Noi lavoriamo in nero con il ferro: ce lo chiedono», è il leit-motiv degli altri. Qualcuno ha misure cautelari da rispettare, altri figli che temono «vengano portati via» mentre il problema cresce e il prossimo martedì in prefettura a Sassari si discuterà sul loro futuro. «Il Sunia fa tutto il possibile per aiutarli, facciamo sempre da intermediari», dichiara Stefano Lupinu, referente per Sassari del sindacato. Ma ora servirà una regia ad ampio raggio per trovare una soluzione.