Rispedisce al mittente tutte le accuse, con la volontà di continuare a proseguire il suo percorso e di lottare contro quella che definisce «un’ingiustizia». È la replica con cui don Corrado Melis, vescovo di Ozieri, si espone dopo essere stato rinviato a giudizio – assieme ad altri otto – per la vicenda di fondi dell'8 per mille che, stando all'accusa, sarebbero stati spostati dalla diocesi di Ozieri - di cui Melis è vescovo - alla cooperativa sociale Spes, di cui il legale rappresentante è Tonino Becciu, fratello del cardinale Angelo. «Da cittadino e uomo di fede», scrive Melis, «non riesco a tacere il dolore per l’ingiustizia, reso ancora più forte dalla percezione che nel mondo dei tribunali, delle indagini e dei processi (ambienti a me completamente sconosciuti) ci sia qualcuno che ha il potere di rendere impossibile la vita».

L’accusa è di peculato e riciclaggio. «Per prima cosa», chiarisce Melis, «voglio confermare l’estraneità delle accuse e con forza l’impegno della diocesi a favore dei poveri e contro ogni forma di indigenza, ingiustizia e disagio materiale e spirituale. Tante nostre scelte possono essere messe in dubbio, ma su questa priorità non siamo disposti a cedere di un centimetro. E proprio adesso mi sento rassicurato dai volti di tante persone incontrate e servite con amore in questi anni, oltre che dalla mia storia di fede e dalla vicinanza affettuosa di tanti amici del popolo di Dio. Solo così so di poter affrontare ulteriori fatiche che si fanno sempre più umilianti».

Melis, che nel suo discorso si definisce «il pastore percosso che parla al suo gregge» (citando il Vangelo) e si rivolge a «sacerdoti, diaconi, religiose, seminaristi, fratelli e sorelle in Cristo», segnala come per la chiesa di Ozieri sia «una delle pagine più sofferte e delicate». Ma ribatte: «Queste poche e povere righe non vogliono essere una difesa della mia persona. Ma sento una incombente priorità: quella di prendermi a cuore il popolo che mi è stato affidato e di cui devo rendere conto al Pastore supremo. Mi interessa custodire la storia di fede di ciascuno di voi che leggete, come anche quella di chi sente il peso lecito del dubbio, delle contraddizioni e dello scandalo».

E in chiusura, fa una richiesta: «Vi chiedo con umiltà, non scoraggiamoci. Non disperdiamo nulla del buon pascolo che il Signore dona a questa preziosa e brillante porzione di Chiesa e non sprechiamo neanche una briciola di questo momento di fatica e di ogni nostra ferita».

(Unioneonline/r.sp.)

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