Fondi 8 per mille, a processo il fratello del cardinale Becciu e altri otto
L’accusa è di peculato e riciclaggio, rinviato a giudizio anche il vescovo di Ozieri. L’avvocato Ivano Iai: «Un grave precedente»Rinviate a giudizio, oggi in tribunale a Sassari, le nove persone indagate per la vicenda dei fondi dell'8 per mille che, secondo le accuse, sarebbero stati fatti confluire dal 2013 al 2023 dalla diocesi di Ozieri nei conti correnti della cooperativa sociale Spes di cui è legale rappresentante Tonino Becciu, fratello del cardinale Angelo.
L'approfondimento della vicenda in sede processuale è stato deciso dal gup Sergio De Luca al termine delle repliche della difesa rappresentata dai legali Ivano Iai e Antonello Patané.
Tra gli imputati, oltre a Becciu, sono accusati di peculato e riciclaggio il vescovo di Ozieri, Corrado Melis, il direttore della Caritas, don Mario Curzu, don Francesco Ledda, parroco di San Nicola ed economo della Diocesi, Giovanna Pani e Maria Luisa Zambrano.
Per le altre tre persone il reato contestato è di false dichiarazioni al pm e favoreggiamento. Il processo comincerà il 9 aprile.
Immediate le repliche dei legali. «Non condividiamo - attacca l'avvocato Ivano Iai, difensore tra gli altri del vescovo di Ozieri Corrado Melis - questa decisione del Giudice dell’udienza preliminare che si scontra sia con l’articolo 7 del nostro dettato costituzionale sia con il Concordato tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica».
Per Iai la decisione rappresenta «un grave precedente». «Il Gup, infatti, ha accolto l'impostazione della Procura secondo la quale nella gestione dei fondi dell'8 per 1000 i Vescovi sono pubblici ufficiali tenuti a operare secondo le regole di formazione della volontà della Pubblica Amministrazione. Questa interpretazione, destituita di ogni fondamento giuridico, coinvolge infatti a cascata ogni Diocesi e la CEI. Non risulta, nei fatti, che alcuna di esse abbia finora attuato procedure di evidenza pubblica per distribuire risorse da destinare a opere di carità e al sostentamento del clero. Si sta per aprire un dibattimento, già infondato sul nascere, che non potrà che confermare quanto affermiamo, al costo di un inutile spreco di tempo e risorse pubbliche e molta sofferenza per gli imputati e la comunità cristiana locale».
Dello stesso tenore il commento di Antonello Patané, avvocato di tutti i laici coinvolti nell'inchiesta, tra cui Tonino Becciu, fratello del cardinale Angelo. «È già stato detto - riferisce in una nota - che non vi era e non vi è ragione o presupposto giuridico che supporti la decisione del Gup. Nel dibattimento siamo certi di dimostrare, unitamente al Collega Iai, puntualmente e con incontestabili riscontri e solidi argomenti, che l'impiego delle risorse, sia da parte del clero che dei laici, ha avuto a oggetto solo e soltanto attività caritative e che i miei assistiti hanno speso il proprio progetto di vita nel modo più alto e nobile, ovvero per aiutare i più deboli e i più fragili con iniziative concrete. Siamo ben lontani da qualsiasi ipotesi di reato. A questo punto auspichiamo di poter celebrare il dibattimento il più rapidamente possibile e approdare al più presto alla sentenza».