"È sommamente comprensibile il carico morale e istituzionale della responsabilità davanti a tante persone, famiglie e tanti già immunodepressi aggrediti dal virus, ma dissentiamo nella maniera più radicale da una indebita e grossolana ingerenza nella sfera del culto scavalcando sia l'evidenza di una prassi ecclesiale attenta e serena nel rispetto delle normative, sia una storia di giurisprudenza ormai assestata da quasi un secolo". Lo scrive il vescovo di Ozieri Corrado Melis in una nota della Diocesi in merito allo stop alle Messe imposto dal vicesindaco di Bono sino al 17 gennaio.

"Non credo, infatti, di assumere un punto di vista di parte se affermo che le nostre Chiese, grazie all'impegno dei parroci e dei collaboratori, ma anche al maturo buon senso dei fedeli, sono forse uno dei pochi luoghi in cui tutti i dispositivi di protezione individuale e collettiva sono rispettati anche con una certa facilità dovuta all'impostazione logistica di ogni rito - aggiunge - Quel che poi accade al di fuori della Chiesa, come nel caso delle condoglianze dei funerali, purtroppo non è più competenza dei sacerdoti e avverrebbe anche se non ci fosse la cerimonia funebre. Forse, in queste situazioni, potrebbe essere utile un controllo più attento da parte delle autorità civili e anche militari".

Ricorda i Patti Lateranensi e "i tempi guareschiani di Don Camillo e Peppone" il vescovo, che sostiene di essere "in forte imbarazzo" di fronte all'ordinanza del primo cittadino.

E invita gli amministratori di Bono e "a scegliere la pista di un dialogo sincero, intelligente e responsabile per poter coordinare al meglio le forze in questa situazione già così complessa".

(Unioneonline/L)
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