Dal rapporto sessuale frustrato alla violenza e alla rapina. Otto anni fa a Sassari il rocambolesco episodio che ha visto come protagonisti una prostituta, un cliente e un amico della prima, coinvolti in un alterco nato da una prestazione intima non andata a buon fine davanti al Tanit a Predda Niedda. E il disappunto del 26enne senegalese si sarebbe mostrato con una bottiglia di vetro spaccata con cui avrebbe minacciato e procurato delle lesioni alla donna costretta a scappare. Poi l'uomo avrebbe rubato lo zainetto, con dentro 20 euro e un cellulare, all'amico della prostituta, o presunto tale, intervenuto per calmare le acque.

Le versioni però divergono perché, se da un lato viene accusato di lesioni aggravate e rapina impropria aggravata dall'uso dell'arma, dall'altro l'extracomunitario sostiene invece di essersi solo difeso chiamando lui per primo la polizia di Stato. Che arriva sul posto, cerca di contenerlo e invece, secondo le accuse, questo si ribella opponendo resistenza e facendo male a un agente.

Ieri in tribunale, a distanza di 8 anni da quel 2017, l'uomo, difeso dal legale Giuseppe Onorato, è stato condannato a un anno e 3 mesi dal collegio presieduto da Giancosimo Mura, a latere Monia Adami e Sara Pelicci. In discussione il pm aveva sollecitato una pena di 8 anni di reclusione. 

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