Si è aperto, oggi in tribunale a Sassari, il processo contro un 50enne ozierese accusato di aver dato fuoco all'auto privata di un carabiniere.

L'episodio è avvenuto il 6 giugno 2019 a Buddusò, nella piazza dove si trovano sia il Comune che la caserma dell'Arma. E a testimoniare, davanti alla giudice Anna Pintore, è stata proprio la parte offesa: un 29enne di Cagliari, tuttora carabiniere, vittima anche nel 2018 di un identico atto intimidatorio da parte di un'altra persona.

«L'incendio è avvenuto alle 4 del mattino - racconta rispondendo alle domande del pm Antonio Pala - la macchina è andata distrutta e le fiamme hanno investito anche il maxischermo comunale, le telecamere di videosorveglianza, avvicinandosi poi a un centro per anziani».

A sprigionare il rogo della Volkswagen delle piastre di diavolina posizionate da una persona con il cappuccio e il volto scoperto, ripreso dai video, e riconosciuto dall'uomo.

«Era ai domiciliari - continua - e l'abbiamo sorpreso in due occasioni lontano da casa, una al bar in stato di ebbrezza».

Delle indagini si sono occupati i carabinieri del nucleo di Ozieri e, nel frattempo il carabiniere, preso di mira per due anni di seguito, è stato trasferito in altre caserme dell'Isola. Costituitosi parte civile l'uomo è assistito dall'avvocato Antonio Secci mentre a difendere l'imputato sono i legali Giampaolo Murrughile ed Elisabetta Udassi.

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