Un lungo corridoio tra le pareti pericolose dei capannoni di vecchie fabbriche che cadono a pezzi. Un viaggio nel cimitero industriale che ha accumulato solo macerie di ogni dimensione.

L'amianto lo vedi sbriciolarsi dappertutto. Dall'ex Ferriera Sarda, impresa situata tra via Fratelli Vivaldi e via Marco Polo, nota per la produzione di tondini in ferro, nata nel 1961 e chiusa nel 1979, all'ex Cementir, il cementificio fondato nel 1957 e dismesso nel 1983.

Queste sono soltanto due delle tante aziende satelliti del polo chimico di Porto Torres, esempio di degrado e di grave inquinamento. All'interno tanto amianto quanto basta per uccidere chi rischia respirando per un solo giorno le polveri disperse dalle coperture ormai deteriorate.

"Nonostante le segnalazioni alla Asl - accusano alcuni residenti - nessuna azione è stata intrapresa per obbligare le aziende alla bonifica e mettere in sicurezza l'area e i lavoratori che sono a contatto con il materiale". Una denuncia degna di nota soprattutto perché quei vecchi fabbricati si trovano nella zona industriale costellata da svariate aziende ancora attive dotate delle stesse strutture in eternit, tettoie ondulate prodotte con un impasto di cemento e di amianto che ancora oggi coprono centinaia di capannoni e perfino di abitazioni.

"L'amianto è presente nell'80%dei tetti delle case a Porto Torres - spiega Giovanni Manca, medico di base - ed è quello che respiriamo tutti i giorni senza che nessuno faccia niente. Ho avuto diversi malati di tumore di asbestosi e mesotelioma pleurico, comprese le casalinghe che di sicuro non avevano lavorato nella zona industriale. La prima è una grave insufficienza respiratoria, l'altro un terribile tumore che può avere un'incubazione anche di dieci, venti o trent' anni ma che quando si manifesta lascia pochi mesi di vita".

Lo confermano i dati raccolti sulle percentuali dei malati di tumore nelle zone industriali ad alto rischio.
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