Porto Torres: «Cacciata da un bar in centro con mio figlio autistico»
Una donna racconta l’accaduto: «Ci siamo seduti per una bibita, ma pretendevano che mangiassimo tutti. Mi dispiace per mio figlio»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
In mano un panino e sul tavolino del bar anche una Coca cola. Niente, non è bastato. Non c’era posto per una famiglia con il bambino disabile in un locale del centro di Porto Torres.
«Per restare qui tutti voi dovete consumare un pasto», sarebbero state le parole di un addetto dell’esercizio pubblico.
A raccontare l’esperienza negativa è Rita, mamma di un bambino autistico.
«Prima di recarmi al bar insieme ai miei due figli, avevo contattato il locale per chiedere se potevo ordinare un panino per il bambino di sette anni e la risposta è stata che non ricevevano prenotazioni. Quindi una volta arrivati sul posto abbiamo chiesto di poterci sedere per consumare una bibita e la cameriera ce lo ha consentito, così come ci ha permesso di ordinare un panino per mio figlio, compreso il coperto, del costo totale di ben 9 euro», spiega Rita.
L’attesa è infinita, arriva con fatica il panino ma non la bibita. «Uno degli addetti aveva dato disposizioni di non portarci da bere, il bambino cominciava a lamentarsi, la Coca cola non arrivava e per mio figlio autistico la fame e la sete sono stimoli che non possono essere rimandati o ignorati: in quel momento voleva la Coca cola e abbiamo chiesto gentilmente di poterla avere».
La donna ha cominciato a spazientirsi tanto da alzarsi dalla sedia e mostrare le sue lamentele all’interno del locale. «Avevamo notato che ad altri tavoli la stessa regola non veniva applicata, il che ci ha fatto sentire trattati in modo ingiusto. Il titolare non solo non si è scusato, si è rivolto a noi in modo maleducato e ci ha detto chiaramente che non eravamo i benvenuti e che avremmo dovuto lasciare il locale».
Dopo la protesta arriva la Coca cola. «Ma per me e mia figlia più grande niente consumazione». Rimasti al tavolo senza poter soddisfare la voglia di consumare una bevanda, ci hanno pensato i clienti seduti nel tavolino affianco ad ordinare le bibite per la famiglia maltrattata.
«Mi sono sentita molto offesa ed umiliata, - ha detto Rita - soprattutto perché a risentirne più di tutti è stato il mio bambino».