«Un sogno svanito, anzi rubato». È l’amaro commento di Davide Sini, il proprietario della imbarcazione sparita dalla banchina degli Alti Fondali a Porto Torres e affondata, presumibilmente il 12 aprile del 2023, nelle acque del Golfo dell’Asinara, nel giorno del naufragio ancora avvolto da mistero, costato la vita a Davide Calvia, 37 anni di Sassari, che si trovava insieme al cugino Giovannino Pinna, indagato per omicidio colposo.

La barca, un semicabinato di sei metri, era stata agganciata dalle reti del motopesca “Espero” di Porto Torres, il 31 ottobre scorso al largo di Marritza, su un fondale di 35 metri. In quella stessa zona il 13 aprile era stato ritrovato semiassiderato Giovannino Pinna, il giorno successivo al naufragio. Poco distante, nelle acque davanti al litorale di Lu Bagnu, il 22 aprile fu rinvenuto il corpo senza vita di Davide Calvia.

L’imbarcazione era stata recuperata nel dicembre scorso su autorizzazione della Guardia Costiera di Porto Torres e, in seguito, custodita in un deposito della Capitaneria di Porto Torres a disposizione dell’Autorità giudiziaria. La barca da diporto sarebbe stata riconosciuta dallo stesso proprietario, Davide Sini, che oggi ha ricordato con nostalgia quella piccola imbarcazione a cui ha sempre prestato cura. Una foto postata sui social che mostra il semicabinato in ottime condizioni. 

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