Si è dichiarato di nuovo innocenti Massimiliano Farci, l’uomo accusato di aver ucciso, ad Alghero, Speranza Ponti, la sua compagna, e che affronta il processo di secondo grado.

«Non ho mai alzato le mani su di lei. Mi sento in colpa perché non ho capito il suo disagio», ha detto in Corte d’assise d’appello a Sassari rilasciando dichiarazioni spontanee e riproponendo la tesi del suicidio.

Condannato in primo grado all'ergastolo, in appello non fa un passo indietro: «Se avessi chiamato i carabinieri o la mia famiglia quando ho trovato Speranza morta, oggi non sarei qua», ha detto rivolgendosi alla Corte. Il 56enne di Assemini sta già scontando un ergastolo per l'uccisione nel 1999 dell'imprenditore Renato Baldussi di San Sperate, ma dal 2016 era in semi libertà e aveva aperto una pizzeria ad Alghero, dove aveva assunto Speranza Ponti. «Io sono in carcere da 25 anni, quando nel 2016 ho avuto la possibilità di uscire ho conosciuto Speranza. La nostra era una comunissima storia d'amore, ma per me era la mia vita», ha continuato commuovendosi e trattenendo a stento le lacrime. «Ho lavorato, forse troppo, ho preso casa, un'auto, ho fatto di tutto per accontentare Speranza e non farla sentire sola. Mai ho alzato le mani contro di lei. Mi sento in colpa per non avere capito il suo disagio, e per questo non riesco a dormire in pace».

«Gli elementi raccolti dalla Procura e utilizzati dai giudici di primo grado per produrre la sentenza di condanna non sono convincenti», ha aggiunto il suo avvocato, Daniele Solinas, che ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito: «Un'errata valutazione delle prove e degli indizi può portare a un terribile errore, che chiamerei errore giudiziario».

La prossima udienza è stata fissata per il 2 febbraio, con le repliche del pm applicato Angelo Beccu e delle parti civili, gli avvocati Stefano Carboni e Edoardo Morette. Quindi la sentenza.

(Unioneonline/s.s.)

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