Il monitoraggio ed i campionamenti effettuati in occasione delle operazioni di recupero delle 500 tonnellate di carbone finite in mare durante le operazioni di carico e scarico nei fondali antistanti la banchina della centrale di Fiume Santo, all’interno del porto industriale di Porto Torres, non hanno messo in evidenza nessuna criticità ambientale.

Nessun inquinamento, dunque, collegabile sia alla presenza sia alle operazioni di rimozione del materiale fossile. E’ quanto risulta dalla ultima relazione presentata dalla società Ep Fiume Santo al Comune di Porto Torres in cui si evidenzia che tutti i parametri misurati, durante la prima e l’ultima fase del piano di recupero, non sono risultati influenzati da nessuna delle operazioni svolte, riportando sostanzialmente valori costanti durante l’intero periodo monitorato. Le operazioni di rimozione del carbone dai fondali si erano concluse nel giugno scorso.

“L’analisi dei depositi di materiale, raccolti mediante le trappole apposite e la torbidità misurata attraverso le due sonde installate, hanno evidenziato – si legge nel report della società Ep Fiume Santo - come la diffusione delle particelle di carbone sia risultata fortemente limitata all’area antistante la banchina di scarico delle navi carboniere, diventata quasi trascurabile già ad una distanza di 50 metri dalla stessa”.

Per quanto riguarda le indagini sullo stato qualitativo delle specie ittiche, il raffronto tra le tre aree prese in considerazione ha mostrato, sia per il bioaccumulo su mitili che per le pescate svolte per testare la possibile di presenza di inquinamento, come non sussistano differenze qualitative tra le varie aree portuali. Anzi i dati relativi al porto industriale sono risultati qualitativamente migliori sia di quelli del porto commerciale che di quelli relativi all’area esterna. In particolar modo le pescate sperimentali hanno evidenziato l’assenza di qualunque impatto negativo del carbone sulle gran parte delle specie di pesci prelevate. 

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