«Per superare il limite orario di somministrazione delle bevande alcoliche abbiamo proposto al governo la divisione fra locali solo per minorenni e solo per maggiorenni. Quelli per minori chiuderebbero alla mezzanotte e non potrebbero somministrare alcolici, gli altri potrebbero servire le bevande alcoliche oltre le 3, fino alla chiusura».

L'idea arriva dal presidentente nazionale Silb-Fipe Confcommercio, Maurizio Pasca, in visita a Sassari alla confederazione del nord Sardegna. «Il limite orario delle 3 per la somministrazione degli alcolici danneggia fortemente la nostra attività perché - spiega - i locali si riempiono molto tardi, dalle 2 in poi. Veniamo da due anni di chiusura forzata a causa della pandemia, che hanno causato la cessazione di tantissime attività. Stiamo ripartendo con molta fatica e questa soluzione potrebbe essere di grande aiuto, oltre che garantire un adeguato grado di sicurezza».

Netta, poi, la presa di posizione contro l'articolo 100 del Tulps, il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, con cui si stabilisce che il questore possa sospendere la licenza di un locale nel quale siano avvenuti risse o gravi disordini.

«Abbiamo avuto un confronto con il ministro dell'Interno il quale ha detto che l'articolo 100 non sarà modificato ma ha promesso che saranno date disposizioni affinché i gestori dei locali siano chiamati a un contradditorio con il questore prima di qualsiasi provvedimento, per poter dimostrare l'eventuale estraneità ai reati ed evitare così la sospensione delle attività», aggiunge Pasca.

«Non è accettabile - la denuncia - che i gestori paghino con la sospensione delle attività se non ci sono responsabilità dirette a loro carico per fatti che il più delle volte avvengono all'esterno».

ABUSIVISMO – Quanto all'abusivismo e alla concorrenza sleale in materia, il costo per l’Italia è di «circa 2 miliardi di euro».

«L'abusivismo - spiega Pasca - è il problema che maggiormente incide sulle nostre attività. Lo combattiamo da anni senza avere grossi risultati perché a volte c'è anche compiacenza da parte delle amministrazioni locali che non vogliono intervenire».

PANDEMIA E CHIUSURE – Le discoteche italiane hanno pagato a caro prezzo la pandemia: secondo la Silb-Fibe Confcommercio, il 30% dei locali ha chiuso definitivamente i battenti a causa dei due anni di stop forzato. «Ci stiamo riprendendo – chiarisce Pasca – ma purtroppo il 30 per cento delle attività non hanno potuto riaprire. L'altro 70 per cento con grande difficoltà ha ricominciato a lavorare e speriamo in un futuro migliore».

TASSAZIONE – C’è poi il tema della tassazione «molto alta – aggiunge ancora Pasca – con una disparità di trattamento rispetto alle altre attività culturali e di intrattenimento. Noi paghiamo l'Iva al 22% mentre cinema e teatri la pagano al 10%. Paghiamo il 16% di imposta di intrattenimento, il 10 per cento di Siae e il 2% di diritti connessi».

(Unioneonline/v.l.)

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