Un contratto ormai obsoleto, portato avanti solo a metà: il Protocollo d'intesa sulla chimica verde, siglato il 26 maggio del 2011 per la riconversione del polo chimico dell'area industriale di Porto Torres, non è stato rispettato.

Sono trascorsi quasi dieci anni da quando si chiuse l'accordo tra il gruppo Eni e Governo, Regione, parti sociali e principali aziende chimiche, soggetti ed enti che decisero di firmare il documento sul progetto Matrìca per fare di Porto Torres un polo di eccellenza. Invece il progetto rimasto al palo è da rifare.

Ne è convinto il presidente del Consorzio Industriale provinciale, Valerio Scanu: "La previsione di risorse da investire è ingente ma solo una parte è stata investita e tutto si sarebbe dovuto realizzare entro cinque anni. E' un contratto ormai vecchio e va riscritto con nuove condizioni - sostiene - e questa può essere l'occasione per lanciare l'idea del nuovo polo industriale tra la Darsena e il pontile Sechi, dove svilupperemo idee e progetti".

Le aziende della joint-venture tra Versalis e Novamont hanno dichiarato di non poter garantire il rispetto del Protocollo e proseguire con gli investimenti della "fase tre", prevalentemente a causa di diatribe societarie.

Un investimento di circa 500milioni, di cui 100 milioni per la "fase uno" e altri 50milioni per la "fase due" già utilizzati, mentre restano da investire i 300 milioni di euro per la "fase tre" e altri 50milioni di euro per le infrastrutture industriali e la realizzazione del centro ricerche. "Vogliamo rivolgerci a tutti quelli che hanno sottoscritto questo contratto - aggiunge Scanu - per capire se Eni ha rinunciato al progetto chimica verde perché fallito. In questo caso siamo pronti a riscriverlo e a proporre che i 50 milioni per le infrastrutture industriali diventino oggetto di altre progettazioni".
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