Eni Rewind resta il "soggetto responsabile" con le sue società, prima Syndial e poi Eni Rewind, del disastro ambientale dell'area industriale di Porto Torres.

Lo ha deciso il Consiglio di Stato che ha respinto il ricorso di Eni Rewind contro una sentenza del Tar Sardegna che era intervenuta "sull'imposizione di misure di messa in sicurezza di emergenza" presso il Sito di interesse nazionale, a partire dalle falde acquifere fino alle conseguenze sullo specchio acqueo marino.

La sentenza del CdS chiude il contenzioso aperto dal 2013 e che obbliga Eni, quindi, ad un'immensa operazione di bonifica dell'intera area con un costo elevato per il colosso petrolifero. Il Consiglio di Stato ritiene infondata la questione di legittimità costituzionale sollevata da Eni, in quanto il proprietario di un sito contaminato, gravato da obblighi di custodia, è tenuto a porre in essere le misure di prevenzione, tra cui rientrano le Mise - interventi di messa in sicurezza d'emergenza - mediante scavo e smaltimento del terreno contaminato.

Inoltre nella sentenza si specifica che la bonifica di un sito, tuttora inquinato, può essere ordinata anche a carico di una società non direttamente responsabile dell'inquinamento, ma che sia subentrata a quella responsabile per effetto di operazioni societarie avvenute pure nel regime previgente alla riforma del diritto societario. Tutto questo anche se i comportamenti inquinanti siano stati posti in essere prima dell'introduzione, nell'ordinamento giuridico, dell'istituto della bonifica.
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