Superare le barriere e i pregiudizi attraverso lo sport: è questa la scommessa dei "Black Chibudda", squadra formata da giovani profughi africani ospitati dalla Caritas diocesana, che partecipa al torneo estivo di calcio a 5 organizzato dalla "Free Time" di Ozieri.

Dieci ragazzi, dai 18 ai 30 anni, provenienti da Senegal, Gambia, Mali e Costa D'Avorio, guidati dal promotore del progetto Antioco Bellu e dal coach Foday Danjo: tra loro Ibrahima, 19 anni, primo ragazzo di colore a essere tesserato dall'Ozierese nei 90 anni di vita della società, e i diciottenni Lamin e Mori, che con l'Ozierese già si allenano e sono in attesa di tesseramento.

Una squadra unita da una grande passione per il calcio e cresciuta col mito di Totti e Buffon, con un nome, "Black Chibudda" che rappresenta la versione internazionale del celebre soprannome conferito agli ozieresi per la coltivazione delle cipolle.

Ieri sera i "Black Chibudda" sono scesi in campo contro la compagine della "Barberia da Salvatore" per la seconda partita del girone: nonostante le tante occasioni avute, il match si è concluso con un sonoro 9-0 per i più quotati avversari. Avvio da incubo per i ragazzi seguiti nell'occasione da Antioco Bellu, colpiti a freddo con due gol nei primi minuti ma bravi a reagire grazie ad un pressing asfissiante e alle parate di un ottimo Doumbia, andando ad impegnare in più occasioni il portiere avversario.

Nella ripresa tuttavia, anche a causa del Ramadan e per il nervosismo causato da espressioni razziste rivolte da parte di uno degli avversari, immediatamente espulso dall'arbitro, le energie sono venute meno, e i tanti falli commessi hanno portato i tiri liberi che hanno chiuso la gara.

Un risultato punitivo per i ragazzi, che nonostante la delusione e la stanchezza scenderanno in campo nelle prossime due partite per rompere quel ghiaccio con la città che dagli spalti tifa per loro ma che non li ha ancora accettati completamente.

L'organizzazione del torneo ha reso noto nella giornata di oggi che il gesto del giovane, il quale nel frattempo avrebbe ammesso le proprie colpe per le espressioni utilizzate, a suo dire scatenate dalla rabbia per un duro fallo subito, porterà a dei provvedimenti disciplinari per il ragazzo, il cui comportamento è stato censurato dagli organizzatori, dall'arbitro e dagli stessi compagni di squadra.
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