La Sardegna dice addio al carbone e si prepara a intraprendere il percorso della transizione energetica. È stato infatti firmato il decreto che definisce opere e infrastrutture prioritarie per la decarbonizzazione dell’Isola. Il provvedimento della Presidenza del Consiglio dei ministri prevede interventi strategici e urgenti, dalla produzione da fonti rinnovabili all’installazione di sistemi di accumulo energetico. Ed è proprio qui che nascono le perplessità dei sindaci. La semplificazione dei regimi amministrativi per produrre energia da fonti rinnovabili rischia di accelerare la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici. E non a caso viene così potenziato il sistema delle interconnessioni elettriche, sia con la penisola sia con la Sicilia e rafforzata la rete di trasmissione all'interno dell'isola.

Per quanto riguarda il gas, viene introdotto un collegamento virtuale che garantirà la sicurezza degli approvvigionamenti grazie all'utilizzo di terminali di rigassificazione, Unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione (Fsru) e reti locali, «assicurando al contempo un'equità tariffaria a livello nazionale a tutela dei consumatori sardi». Il provvedimento segna un passaggio decisivo per la Sardegna, la regione italiana che ancora oggi registra le emissioni di gas serra più elevate e dipende in gran parte dall’energia fossile.

I MINISTRI – «Il nostro obiettivo è rafforzare la sicurezza e la sostenibilità del sistema energetico regionale, con infrastrutture integrate che ne favoriscano lo sviluppo e completino il percorso verso il superamento definitivo del carbone», ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

«Un atto concreto che apre la strada alla decarbonizzazione dei settori industriali e alla reindustrializzazione del territorio, a partire dal Sulcis, dove resta prioritario il nostro impegno per affrontare le crisi in atto e trasformarle in opportunità», ha affermato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Un nodo, quello del Sulcis e più in generale del settore industriale che pesa moltissimo sul futuro dell'isola con i sindacati che apprezzano la sigla del decreto ma sottolineano l'urgenza di passare alla fase operativa della transizione per garantire alla Sardegna un futuro di sviluppo e occupazione

GLI INDUSTRIALI – «Confindustria Sardegna accoglie con favore la firma del Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che individua le opere e le infrastrutture prioritarie per il superamento del carbone nell'isola. Il provvedimento segna un passaggio determinante nel percorso di decarbonizzazione e si auspica che possa effettivamente rappresentare un passo essenziale per colmare il divario competitivo che attualmente penalizza imprese e famiglie a causa degli elevati costi energetici». È quanto si legge in una nota di Confindustria Sardegna.

LA REGIONE – Sul caso si è espresso anche l'assessore all'Industria Emanuele Cani, commentando la sottoscrizione del documento da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri: «Con la firma del Dpcm sulla metanizzazione, dopo una serrata trattativa interistituzionale, la Sardegna si dota finalmente dello strumento normativo propedeutico alla realizzazione dell'infrastruttura di rete per la distribuzione del gas metano, ponendo così fine al contenzioso aperto dalla giunta Solinas nei confronti dello Stato, che purtroppo ha penalizzato fortemente la nostra Isola per troppi anni. Ora dobbiamo vigilare affinché le opere possano essere realizzate nel minore tempo possibile». «Il Dpcm – spiega l’assessore – ci metterà nella condizione di utilizzare il gas metano, soprattutto a fini industriali nella fase transitoria verso la giusta transizione energetica, garantendo una fornitura congrua e stabile a favore del sistema industriale, nonché favorendo l'utilizzo dei bacini urbani già realizzati per i quali sono state investite ingenti risorse pubbliche». «L'altro elemento sostanziale contenuto nel decreto, sul quale abbiamo perseverato con convinzione, è la perequazione del prezzo del gas, che finalmente equiparerà la Sardegna e i sardi al resto del Paese». L’assessore manifesta però perplessità sull’esproprio legato alle autorizzazioni per i nuovi impianti per la produzione di energie rinnovabili. 

I SINDACATI – La parte del decreto legata al metano incontra il favore delle organizzazioni sindacali. «Aspettavamo da anni questo provvedimento, ora che la firma è arrivata auspichiamo che quanto prevede si trasformi immediatamente nella realizzazione delle infrastrutture necessarie per rendere fruibile il metano anche nell'Isola e agli stessi costi che nel resto d'Italia», dice il segretario generale della Cgil Sardegna, Fausto Durante, insieme al segretario della Filctem Cgil regionale, Francesco Garau. «Questo provvedimento può e deve contribuire alla discussione in corso con il ministero del made in Italy sulle diverse vertenze aperte nel Sulcis Iglesiente, a partire dall'Eurallumina, per la quale auspichiamo lo sblocco delle azioni».  

«Ora bisogna dar gambe, rapidamente e con determinazione, a quanto previsto dal decreto, trasformandolo in progetti concreti, investimenti operativi e ricadute occupazionali reali», afferma il segretario della Cisl Sardegna Pier Luigi Ledda che ricorda che l'Isola vive una fase delicata, con le grandi vertenze del Sulcis (Eurallumina, Sider Alloys, Portovesme), la chimica verde di Porto Torres, il nodo Enel a Portoscuso e i processi di riconversione che interessano più territori. «Troppo spesso la Sardegna ha visto fermarsi i provvedimenti a metà strada», aggiungono Fulvia Murru, segretaria generale della Uil Sardegna, e Pierluigi Loi, segretario generale Uiltec Sardegna. «Non possiamo permettere altri rinvii. La vera sfida sarà trasformare il Dpcm in sviluppo concreto, lavoro stabile e qualificato, rilancio industriale e una transizione energetica giusta. Su questo la Uil e la Uiltec saranno in prima linea per vigilare e incalzare il Governo».

(Unioneonline)

© Riproduzione riservata